“La gente in Ucraina non sta combattendo solo per la vostra libertà, ma per tutti noi che amiamo la libertà”. Domenica otto maggio, ore 13 (ora italiana), metropolitana di Kiev, fermata di Khreshchatyk. All’improvviso due uomini con microfono e chitarra si mettono a suonare e a cantare. E la loro musica inconfondibile è unica fa dimenticare per un attimo i morti, le bimbe, la distruzione.
Sembra incredibile, ma quei due uomini straordinari sono Bono Vox (pseudonimo di Paul David Hewson) e The Edge (al secolo David Howell Evans) frontman e chitarrista degli U2, band irlandese di fama planetaria, che hanno lasciato i loro comodi agi e sono volati a Kiev improvvisando un concerto per mostrare vicinanza agli ucraini invasi dai russi. Bono e The Edge si sono esibiti in alcuni dei più noti classici del loro repertorio come “Sunday Bloody Sunday”, “Desire”, “One”, “With or without you”, “Walk on”, davanti a un pubblico esterrefatto e rapiti da quelle note cariche di significato.
“Il presidente Zelensky ci ha invitato a esibirci a Kiev come gesto di solidarietà al popolo ucraino ed è quello che siamo venuti a fare. Preghiamo che possiate godere presto di un po’ di pace” ha detto Bono durante una pausa dall’improvvisato concerto, facendo poi anche riferimento – proprio nel giorno in cui i nazionalisti cattolici si Sinn Fein, braccio politico dell’Ira, hanno vinto le elezioni in Irlanda del Nord – ai vecchi conflitti nel loro paese e alle difficoltà con un paese vicino più potente. Una solidarietà senza condizioni all’Ucraina che sta combattendo, come ha detto Bono, per la libertà di “tutti quelli che amano la libertà”. Durante lo show, tenutosi davanti a una piccola folla di fan, nella metro di Kiev Bono ha anche invitato un soldato ucraino a cantare insieme con lui “Stand by me” di Ben E. King, ma durante la performance il soldato e la rockstar hanno trasformato il ritornello in “Stand by Ukraine”, chiudendo l’inedito duetto con il grido “Slava Ukraïni!” (Gloria all’Ucraina).
Mentre i russi trasformavano la domenica in una “bloody sunday”, bombardando una scuola rifugio nel villaggio di Bilohirivka, nel Lugansk, dove sono morte sotto le macerie almeno 60 dei 90 civili che vi si erano nascosti, Bono e The Edge hanno voluto portare il loro messaggio di speranza e di pace. Quello – scritto per il conflitto in Irlanda del Nord – che cantano nella loro arcinota “Sunday Bloody Subday”: “And the battle’s just begun/ There’s many lost, but tell me who has won? / The trenches dug within our hearts / And mothers, children, brothers, sisters torn apart / Sunday, bloody Sunday / Sunday, bloody Sunday / How long, How long must we sing this song? / How long, how long? / ‘Cos tonight / We can be as one, tonight / Sunday, bloody Sunday / Sunday, bloody Sunday”.
La band irlandese, sia singolarmente con alcuni componenti del gruppo sia insieme, sin dagli anni ‘80 si è sempre battuta per la pace e contro la povertà, le malattie e l’ingiustizia sociale. Ed è intervenuta spesso come ambasciatore presso i vari governi del mondo su temi impostanti come la cancellazione del debito dei paesi del terzo mondo e la lotta all’aids. Non solo, gli U2 hanno tenuto uno storico concerto a Sarajevo nei primi anni ‘90 e hanno sposato la causa birmana di Aung San Suu Kyi. Bono, convinto europeista così come il resto della rock band, quattro anni fa si era anche espresso a favore di un’Europa più forte che potesse avere un ruolo di guida per assicurare la pace e la convivenza pacifica tra paesi diversi. “L’Europa è teatro di forze potenti, impulsive e contrastanti destinate a dare forma al nostro futuro. Dico il nostro futuro perché non si può negare che ci troviamo tutti sulla stessa barca, in mari agitati da condizioni meteorologiche estreme e politiche estremiste – scriveva Bono nel 2018 su Repubblica -. L’idea di Europa non è particolarmente in voga di questi tempi, e ciò malgrado negli ultimi 50 anni non vi sia stato posto migliore in cui nascere dell’Europa stessa. Sebbene si debba lavorare molto più duramente per estendere i vantaggi del benessere, gli europei sono più istruiti, più al riparo dagli abusi delle grandi multinazionali e, rispetto alle persone che vivono in ogni altra regione del mondo, conducono una vita migliore, più lunga, più sana e in generale più felice. Esatto, più felice”.
“Può sembrare che non ci sia romanticismo in un progetto o fascino in una burocrazia ma, come ha detto la grande Simone Veil, ‘l’Europa è il grande progetto del XXI secolo’ – aggiungeva Bono -. Di sicuro alcuni elementi di quel progetto devono essere ripensati e aggiornati. Ma i nostri valori e le nostre aspirazioni no. Rendono l’Europa molto più di una semplice istituzione o di un luogo geografico. Rappresentano il vero nucleo di chi siamo come esseri umani, e di chi vogliamo essere. Su quell’idea di Europa vale la pena scrivere canzoni, e sventolare grandi e sgargianti bandiere blu. Per trionfare in quest’epoca travagliata, l’Europa è un’idea che deve diventare un sentimento”.