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Non è festa in Ucraina per le madri costrette ad assistere al massacro dei propri figli

Nel giorno della festa della mamma che sa di pace, normalità e buoni sentimenti, il pensiero va a quelle madri che sono costrette a festeggiare la ricorrenza lontane dai figli, impegnati a difendere il loro paese o peggio ad invadere un altro. Madri forzate a vedere inutilmente sacrificate le vite che loro con dolore hanno portato al mondo. Buttate al vento solo per interessi. O forse, più banalmente, per l’ego di governanti troppo presi da loro stessi, per non capire che se vogliono fare parte della storia non vi entreranno con la prepotenza della propaganda e non saranno ricordati tra “i giusti” solo perché oggi qualcuno espone la loro narrativa. La storia la studiano i figli e non esiste madre al mondo che vorrebbe vedere sacrificare il proprio.

Tra qualche decennio chi era dalla parte giusta della storia non sarà chi ha invaso ma chi si è difeso suo malgrado. Oramai nell’immaginario collettivo quei figli, combattenti ucraini che resistono, oltre ogni logica, nelle acciaierie Azostav saranno ricordati come l’equivalente degli spartani alle Termopili. Il Serse del 2022 farebbe bene a ritirarsi e tornare nell’oblio, sperando di essere dimenticato, ma il suo ego lo farà arrivare a festeggiare la conquista e il probabile martirio di quei ragazzi che nel terzo millennio si sono dovuti sacrificare per impedire ad un esercito d’invasione di occupare la loro terra.

A chi è abituato a processare un numero normale di informazioni e nozioni parrà evidente che Putin ha perso la partita, a prescindere, anche e forse soprattutto se dovesse conquistare quelle acciaierie. Probabilmente i suoi soldati continueranno a vedervi il simbolo della ragione contro la prepotenza. La storia purtroppo si ripete tragicamente anche a distanza di millenni.