La riunione a Firenze organizzata da Salvini, con la partecipazione degli ultrà sovranisti, alcuni, altri lo sono più di comunicazione che di sostanza, ha un sentimento comune. L’insoddisfazione nell’Unione Europea, ma soprattutto un nemico acerrimo, il Liberismo. In politica i liberisti traducono il loro pensiero nei partiti liberali, ma spesso non sono la stessa cosa. Il nemico immaginifico degli identitari nazionalisti è più Soros che Adam Smith. Il Liberismo spinto, il mercatismo portato alle estreme conseguenze, la deriva finanziaria del profitto sganciata dai territori, e spesso dall’economia reale, hanno prodotto un’antitesi identitaria, che una volta si rivolgeva a sinistra, ma oggi delusi si rivolgono a destra. La delocalizzazione, la paura della sostituzione etnica sfogano sul razzismo, ma capiscono che il nemico dei popoli identitari è il capitalismo finanziario, fondi d’investimento e multinazionali, che perseguono strategie indipendenti dagli Stati, transnazionali, senza interdipendenza con popoli e Stati.
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Questo genera paura in chi è stanziale, chi vuole proseguire su idee come patria, famiglia, comunità, valori condivisi territorialmente, e pensa che il suo modello di vita possa essere modificato da chi decide in altre piazze e mondi quello che sarà lo stile di vita e di consumo, vedi carne sintetica, e quindi cosa devono produrre o abbandonare. Sembra anomalo ma il film che fa più critica allo stesso nemico/sistema è The Old Oak, di Ken Loach, che certamente non è un autore di destra. Nel film c’è un lieto fine, che integra i diversamente esclusi, in Italia o in Olanda no. In questo quadro non è più un paradosso l’unione tra il sovranista Alemanno e Marco Rizzo, l’ultimo comunista Italiano. Il liberismo spinto, a volte avallato da alcune regolazioni o piani d’investimento europei, o Nato, è riuscito a saldare opposte fazioni, da Melenchon e Gilet gialli alle destre identitarie, in mezzo il corpaccione centrale che si assottiglia, tra socialisti e popolari, e che, se non oggi, nel prossimo futuro è destinato ad implodere. Perché il dato comune che unisce i sovranisti di Firenze è la crescita costante, se non la vittoria come in Olanda. Coloro che guardano con sufficienza all’evento fiorentino, dovrebbero approfondire quindi le ragioni di questa crisi, che è sostanzialmente europea, di carenza di prospettive sulle modalità in cui si è costituita l’Europa.