Un governo in panne. Alla ricerca di un’idea sulla sanità

In una realtà sorprendente di mancanza di dialogo e reciproco non ascolto, il sistema sanitario si trova ora immerso in una crisi senza precedenti, culminata nell’odierno sciopero dei medici. Milioni di prestazioni sono state cancellate, i cittadini si trovano in difficoltà, e il clima è pervaso da nervosismo e reciproche accuse. Ciò è particolarmente sconcertante se si considera che tutto è iniziato con un promettente rinnovo contrattuale e ambizioni riformatrici forti, teoricamente alimentate dall’esperienza pandemica.

Purtroppo, il filo del dialogo si è spezzato durante l’avvicinamento alla manovra, mentre i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sembrano non aver trovato spazio per il recupero della qualità e dell’organizzazione della professione medica. Il risultato è un ritorno allo scontro asimmetrico tra bassi stipendi ospedalieri, la possibilità di integrarli con il lavoro privato e, soprattutto, alcuni privilegi pensionistici obsoleti. Queste decisioni, frutto di epoche passate, richiedono una netta interruzione e una ripartenza.

Il calcolo pensionistico favorevole, ideato in un’epoca in cui retribuzioni troppo basse dovevano essere compensate, ha portato a una minaccia di fuga improvvisa verso la pensione, una scelta adottata da numerosi medici che avevano acquisito i requisiti minimi. Sebbene non fosse possibile un taglio repentino per coloro prossimi alla pensione, questa situazione ha creato un vuoto che il governo ora è chiamato a colmare.

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Si presume che il governo troverà una soluzione, come assicurato da diversi esponenti della maggioranza. Tuttavia, per garantire un futuro stabile, la partita deve essere riequilibrata. La professionalità medica è un bene inestimabile, e i medici, consapevoli della propria forza contrattuale, devono esigere miglioramenti per evitare una fuga verso l’estero, anziché verso la pensione.

È imperativo abolire i calcoli pensionistici speciali per coloro che sono almeno a metà della loro vita lavorativa. La transizione al contributivo completo è un passo essenziale, ma è altrettanto importante inviare un segnale chiaro già prima di questa fase. Il vero cuore dello sciopero risiede in questa necessità: rafforzare il personale medico e rendere più allettante il lavoro nel sistema sanitario nazionale, non solo dal punto di vista professionale ma anche economico.

Il problema non è solo di natura economica ma riguarda la strategia nel suo complesso. La domanda cruciale è se il governo sia in grado di sviluppare una strategia adeguata per affrontare la crisi attuale e garantire un futuro sostenibile per il sistema sanitario nazionale.