E ora in Europa Giorgia Meloni è sempre più in crisi. Le sue contraddizioni, dovute alle posizioni sovraniste e nazionaliste, le rendono il gioco difficile con gli alleati europei, a cui nella realtà dei fatti, proprio per la loro natura nazionalista, poco possono interessare le difficoltà dell’Italia. Ed il punto, da tenere bene a mente, è che sovranismo e nazionalismo non sono la stessa cosa e spesso entrano in conflitto. Ci sono molte situazioni in cui l’interesse nazionale viene meglio servito attraverso la cessione di sovranità a organizzazioni internazionali o attraverso accordi e compromessi tra gli Stati.
Un esempio lampante di questa contraddizione riguarda l’immigrazione. Durante l’ultimo vertice europeo, Meloni insieme ad altri leader “sovranisti” ha cercato di imporre una posizione dura, ma l’Italia si è trovata obbligata a sottoscrivere un accordo comune per affrontare il problema. È interessante notare che gli alleati “politici” del governo italiano sono stati i meno solidali, dimostrando che la cooperazione internazionale è spesso necessaria per risolvere le questioni complesse.
Guardiamo inoltre la difesa nazionale e alle politiche adottate per mantenerla. Nonostante la sovranità sia tradizionalmente legata alla difesa, l’Italia ha scelto di condividere la propria difesa all’interno della NATO. E l’esempio più importante in questa direzione ci arriva dall’estero. Prendiamo ad esempio Charles De Gaulle, considerato, non a torto, un sovranista. Nonostante l’opposizione dei suoi seguaci, De Gaulle confermò il sostegno della Francia ai Trattati di Roma che istituirono la Comunità economica europea. Questa decisione fu presa perché era nell’interesse della Francia. Questo esempio dovrebbe essere un monito per i politici nazionalisti, che dovrebbero riflettere sull’interesse nazionale nel suo complesso, bilanciando la sovranità nazionale con la cooperazione internazionale quando necessario per il benessere del paese.
La contraddizione tra sovranismo e nazionalismo potrebbe sorprendere solo coloro che hanno creduto nella propaganda dei cosiddetti “populisti“, di cui Giorgia Meloni è stata parte ai tempi dell’opposizione. Il concetto di “sovranità” è stato creato nel XVI secolo da Jean Bodin per sostenere le basi teoriche dell’assolutismo monarchico, in cui il sovrano è al di sopra delle leggi e il suo potere è considerato divino. D’altra parte, il concetto di “nazione” è emerso durante la Rivoluzione francese ed è derivato dal pensiero democratico di Jean-Jacques Rousseau.
Poi c’è nazionalismo e nazionalismo. Nella storia, l’idea di nazione è stata utilizzata sia per liberare popoli oppressi, come nel caso dell’unificazione dell’Italia, sia per opprimere altre popolazioni, come accaduto durante il regime nazista in Germania. Ancora oggi, il nazionalismo ucraino, che sin dalla sua Costituzione del 1991 si basa sulla cittadinanza e sull’uguaglianza civile di tutti i residenti, inclusi coloro che si identificano come di nazionalità russa, si impegna a entrare nell’Unione europea. D’altra parte, il nazionalismo russo, ostile all’Europa, si configura come un progetto super-etnico, chiuso e dominante, come descritto da Andrea Graziosi nel libro “L’Ucraina e Putin”.
Giorgia Meloni e Mes: una farsa populista a scapito dell’Italia
In sintesi, la contraddizione tra sovranismo e nazionalismo può essere compresa solo analizzando attentamente le sfumature di entrambi i concetti. Non tutti i nazionalismi sono uguali e l’uso del concetto di nazione può variare a seconda delle circostanze storiche e politiche.
È interessante notare che Meloni cerca di evitare questa contraddizione mantenendo un approccio selettivo agli affari europei. Mostra un atteggiamento “sovranista” in patria, che diventa più “europeista” a Bruxelles.
Meloni e i politici nazionalisti dovrebbero riflettere attentamente sulle contraddizioni tra sovranismo e nazionalismo. Devono comprendere che l’interesse nazionale può richiedere la cooperazione internazionale e la cessione di sovranità quando necessario per il bene del paese. Ignorare questa realtà mette a rischio la credibilità e l’efficacia della propria politica.