Giorgia Meloni e Mes: una farsa populista a scapito dell’Italia

Eccoci di nuovo, travolti dal circo della politica italiana che vede protagonista la stessa vecchia Giorgia Meloni. Emerge in pompa magna al vertice europeo di Bruxelles, vestendo il ruolo di rappresentante di un Paese che danza sul palcoscenico del mondo a suon di strumenti fuori tono. Un Paese che, guidato dal suo grottesco governo, si ostina a voltare le spalle al Meccanismo Europeo di Stabilità, approvato nel 2011 anche dal governo Berlusconi per scongiurare il collasso economico.

Avanziamo nel tempo, verso il 2012, all’epoca del governo Monti, quando l’Italia riuscì a galleggiare attraverso la tempesta economica senza bisogno del MES. Il mondo ha preso il largo, mentre l’Italia continua a stagnare nelle sue acque stagnanti. Il MES, del quale l’Italia è il terzo azionista dopo Germania e Francia, si è evoluto in un’ancora di salvataggio finanziario. Ma nella follia populista della destra italiana, il MES è diventato un mostro, una spaventosa creatura utilizzata per infondere la paura dell’Europa.

E così riappare Meloni, che insiste nel rifiutare di permettere alla sua maggioranza di ratificare il MES. L’Italia si ritrova dunque ad essere l’unica palla al piede dell’Unione monetaria, una vergogna che ignora le promesse fatte da Berlusconi e confermate dai governi successivi.

Giorgia Meloni arriva a Bruxelles non solo con una colpa incomprensibile per gli altri europei, ma porta con sé anche una bugia, un bluff che ha giocato più volte in Parlamento. Sostiene che la mancata ratifica del MES non sia una questione di merito, ma un gioco di strategia. Pensa di poter “barattare” la ratifica del MES per ottenere concessioni sulla riforma del Patto di Stabilità. Un tentativo patetico e disperato, che potrebbe mettere a rischio la nostra posizione in Europa su temi come l’immigrazione e i ritardi del Pnrr.

La verità, quella che Meloni rifiuta di ammettere, è che è intrappolata nel labirinto della sua campagna anti-MES, tentando di usarlo come valuta di scambio per ottenere vantaggi inesistenti.

Un’illusione, una moneta falsa che nessuno accetterebbe, perché la ratifica è dovuta e il suo rifiuto è solo un danno per l’Italia. Questi giochetti autolesionisti raramente portano risultati, specialmente nei corridoi della Unione Europea. Eppure, si può scommettere che Meloni si attribuirà ogni successo come risultato del suo “geniale” stile negoziale. Nel frattempo, l’Italia viene tenuta in ostaggio di una commedia noiosa e prevedibile.

Il sipario del teatro della politica si alza ancora una volta, e noi siamo costretti ad assistere a un altro atto di questa assurda farsa. Mentre Meloni se ne sta lì, in prima fila, a recitare il suo copione, l’Italia è lasciata a vagare in acque tumultuose, con un capitano che sembra più interessato a esorcizzare i fantasmi del passato che a mantenere la rotta.

Ma, dopotutto, chi si preoccupa della stabilità quando c’è uno spettacolo da mettere in scena? Per quanto tempo ancora dovremmo assistere a questa farsa? Fino a quando la Meloni e il suo circo politico si decideranno a smettere di recitare e inizieranno a prendere decisioni concrete per il bene del Paese? E’ un interrogativo che pesa sulle spalle degli italiani, stanchi di essere solo spettatori di un teatro che sembra non avere mai fine. E’ ora di smetterla con le performance e iniziare a fare politica sul serio. Perché alla fine della giornata, siamo noi, il pubblico, che paghiamo il prezzo del biglietto