La rottura di Damilano, il tramonto del sovranismo e un nuovo Risorgimento democratico e liberale

La rottura di Paolo Damilano e di Bellissima con il centrodestra, i malumori dell’ala governista della Lega di fronte all’ennesima trovata scenica di colui che ne fu il Capitano incontrastato, i mugugni degli alleati di un centrodestra allo sbando, in crisi di leadership ed identità: forse, dopo l’ennesima trovata, i tempi sembrano essere maturi per la spallata definitiva ad un sovranismo che ha i giorni contati.

Salvini, che dai tempi del Papeete non ne ha azzeccata una, sembra essere riuscito a fare ciò che tutti si auguravano da tempo: marginalizzarsi e marginalizzare tutto ciò che rappresenta, compattando tutto il fronte centrista e governista del suo partito e dell’area, che ora guarda al futuro con rinnovata speranza che si possa creare un progetto ambizioso e di ampio respiro, in grado di rappresentare quel mondo liberale e democratico da tempo schiacciato dalla deriva populista che ha contraddistinto la destra degli ultimi anni.

Il continuo rimbalzare tra posizioni di Governo e di Opposizione, condendo ogni uscita di antiatlantismo ed antieuropeismo, ha fatto rompere gli indugi a coloro che guardano ad una politica “alta ed altra”, in grado di costruire con serietà e credibilità, e che si vogliono allontanare da chi, alla disperata ricerca di facile consenso, solletica la pancia dell’elettorato senza essere in grado di fare proposte serie e coerenti con il periodo che stiamo vivendo.

Da Giorgetti a Fedriga, passando da Zaia, Tosi, Damilano, Bucci, solo per citare alcuni dei molti esponenti che, finalmente, prendono le distanze da un modo di fare politica ormai imbarazzante, possono rappresentare quel punto di unione in grado di creare altro, di proporre un centrodestra che guarda al centro, a trazione moderata, in grado di confrontarsi e collaborare con il fronte liberale e riformista di un centrosinistra sempre più schiacciato su posizioni populiste e grilline.
Ciò che come Buona Destra affermiamo da tempo, fin dalle prime uscite del nostro movimento, sembra concretizzarsi ed i tempi sembrano essere maturi per la nascita di un progetto nuovo, che ambisce a riunire quelle forze che guardano con serietà al governo ed al futuro, che possa ridare fiato e fiducia ad un Paese che necessita di essere ripreso in mano ed accompagnato fuori dalla crisi sociale ed economica derivante da due anni di pandemia seguita da una guerra criminale in corso.

Non ci possono essere dubbi valoriali o pregettuali: per il nostro Paese si apre una fase in cui, tra fondi PNRR da investire e difficoltà economiche globali, sarà necessario avere una classe dirigente seria e capace in grado di assumersi le responsabilità di guida e di decisione.
La politica fatta di slogan di facile consumo per cavalcare l’onda del disagio deve lasciare spazio alla politica del Fare, del Costruire, del Proporre a beneficio di tutti e della Visione di ciò che si vuole lasciare in eredità alle future generazioni.

Il nostro Paese ha vissuto Rinascimento e Risorgimento, è stato patria della Cultura, nella storia abbiamo costruito Cattedrali di Bellezza: abbiamo le risorse per tornare ad ambire a quei fasti, aprendo una stagione che, dalla rinascita di quell’area politica che ha nel proprio dna la progettualità, la pragmaticità e la capacità decisionale, possa portare ad una stagione di rinascita sociale, economica e culturale per l’intero Paese.
Guardiamo al futuro con ambiziosa immaginazione puntando sulle persone in grado di dare forma e sostanza ad un rinnovamento socioculturale che sia eredità fondante per l’Italia del futuro.
La stagione dei saltimbanchi è finita.