eugenetica

Il mercato, la comunità scientifica e la chimera del “figlio perfetto”

Un test genetico avanzato per scegliere l’embrione più sano: è questa la nuova frontiera della selezione prenatale, già utilizzata in 37 Paesi del pianeta. A vendere le analisi di embrioni con punteggi di “rischio poligenico” a potenziali genitori è la società americana Genome Prediction, i cui test possono predire non solo le più comuni malattia genetiche, ma anche il rischio di sviluppare diabete, cancro al seno e alla prostata, malattia coronarica e infarto, ipercolesterolemia, ipertensione e schizofrenia, e quindi scegliere un embrione potenzialmente più sano.

C’è poi un’altra società californiana, come spiega la Cnn, che ha appena annunciato di essere addirittura in grado di decifrare tutto il codice del Dna di un embrione di un solo giorno, attraverso la fecondazione in vitro: impresa mai realizzata a causa dello scarso volume di materiale genetico disponibile per l’analisi. Ma, quanto a rischi etici e scientifici, c’è chi suona l’allarme. Nature, la “bibbia” dell’establishment medico, ha pubblicato di recente un corposo dossier sul “rischio poligenico”, con lo scopo di valutare il rischio malattia nel bambino che sarà, e selezionare di conseguenza l’embrione da impiantare.

Il fatto è, secondo Nature, che questi test genetici non sono ancora scientificamente convalidati ed aprono la strada a profondi sconvolgimenti sociali. “L’emergere di aziende che offrono ai potenziali genitori test genetici complessi sugli embrioni ha allarmato allo stesso modo genetisti e bioeticisti”, scrive Nature. Alle persone sottoposte a fecondazione in vitro viene quindi offerta la possibilità di selezionare un embrione con un rischio relativo percepito basso di sviluppare tali malattie.

“I ricercatori hanno ragione ad essere preoccupati: la selezione degli embrioni sulla base di queste previsioni non è ancora supportata dalla scienza; mentre le implicazioni sociali dell’utilizzo di test genetici complessi per scegliere gli embrioni non sono state ancora completamente considerate”. L’obiettivo dei test è ridurre al minimo le possibilità che un genitore trasmetta una malattia ereditaria al nascituro. “Questo in genere succede nel caso di condizioni rare e gravi causate da mutazioni in un singolo gene”. Ma le malattie più comuni, come il diabete di tipo due, secondo gli esperti sono associate a mutazioni non in un singolo gene, ma in molti, potenzialmente migliaia.

Nel frattempo, scrive sempre Nature, la fecondazione in vitro è un grande affare: “Il mercato globale era di 14 miliardi di dollari nel 2020, e si prevede che arriverà a 34 miliardi di dollari entro il 2028. A finanziare la ricerca è il governo americano: i National Institutes of Health hanno stanziato 38 milioni per il rischio poligenico. Ma l’establishment osserva: “Apriremo alla selezione di tratti come l’altezza o l’intelligenza?”.