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Extraprofitti: ma Confindustria l’ha capito che c’è una guerra?

Le misure prese dal Governo per tassare gli extraprofitti dei big player dell’energia rischiano di rivelarsi un pannicello caldo, se davvero si vuole far fronte al caro carburanti, non bloccare il sistema produttivo e mettersi nelle condizioni di affrontare lo scenario economico aperto dalla guerra.

Lo stallo russo in Ucraina, con un conflitto che potrebbe protrarsi per mesi, necessita di provvedimenti forti e chiari per far comprendere agli italiani in quale situazione siamo. E a quanto pare, anche a chi rappresenta il mondo degli industriali. Bene ha fatto Carlo Calenda a dare un giudizio negativo sui primi provvedimenti, come ha spiegato il leader di Azione in una intervista alla Stampa.

Primo, la tassa sugli extraprofitti alle grandi aziende energetiche non è incostituzionale. Secondo, quei profitti “sono fatti in tempo di guerra, a danno di tutte le imprese manifatturiere e di trasporti piccole, medie e grandi, che rischiano il fermo produttivo”. Terzo, “gli imprenditori del manifatturiero” debbono “far sentire la loro voce: se la sofferenza che vivono non è compresa nemmeno dalla loro associazione è difficile che a capirla sia il governo”.

Se chi rappresenta il mondo imprenditoriale italiano non comprende cosa sta accadendo, lanciandosi in una difesa d’ufficio dei grandi gruppi energetici a discapito del resto del nostro sistema produttivo è grave. Per cui non pare affatto esagerata la proposta di Calenda: “Tassare gli extraprofitti al 50 per cento e usare i 30 miliardi di euro per portare la benzina a 1,75: la misura costerebbe un miliardo e mezzo al mese. Poi un provvedimento per abbassare ulteriormente il costo dell’energia per aziende produttrici e famiglie”.