Che fine ha fatto la rivoluzione culturale di destra?

Ah la tremenda egemonia culturale della sinistra. Un nemico da affrontare con tutte le proprie forze per la destra nostrana, o meglio, un tempo era così. Si perché oggi, che quella destra governa, sembra in difficoltà. Il nemico invisibile continua a vivere e a diffondere “il male”.  Certo che qualcosa dall’altro del palazzo si è provato a fare, ma per ora al massimo si è trattato di piccoli giochi di potere, cambiamenti ai vertici di qualche museo, un manipolo di nomine per la televisione pubblica. E poi una mostra sul Signore degli Anelli qui e una serie tv su D’Annunzio di là, e perché no, magari un giorno un film sulla vita di Nietzsche.

Non è così però che si può pensare di fare una rivoluzione culturale. Serve il fermento della società civile, serve che oltre alle piccole mosse di governo qualcosa in più si muova. E all’inizio sembrava dovesse essere proprio così. Sembrava che ora che la destra era finalmente arrivata al governo ecco spuntare fondazioni, centri culturali, case editrici, riviste e pamphlet raffinatissimi, tutti in difesa dell’alto pensiero conservatore, tutti pronti a diffondere tra il grande pubblico letterario i grandi autori della destra (alla fine c’era anche Dante tra questi?).

Ma la verità si è rivelata ben presto un’altra, ed ecco che il libro più famoso che la destra ha prodotto nell’ultimo anno è proprio quello del generale Vannacci. Non me ne voglia il generale ma non proprio alta cultura. Del Conservatorismo con la “C” maiuscola c’è ben poco. Nulla. Un militare che vuole fare politica, un uomo che vuole giustificare il suo razzismo, la sua omofobia, il suo essere uno stronzo. Rimane solo questo della destra conservatrice italiana? Senza tirare fuori i grandi del passato, basti osservare i nostri cugini d’oltralpe. In Francia hanno Zemmour, Onfray, Finkielkraut e Bellamy. Intellettuali che oltre ciò che si possa pensare, sanno padroneggiare concetti filosofici e storici. Noi abbiamo Francesco Giubilei.

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E dunque il nemico continua ad avanzare. Il governo sembra inerme difronte alla sua potenza. L’ultimo grande cavaliere, solo contro tutti, rimane il generale Vannacci, armato di penna a sfera e Beretta ARX 200. E mentre lui attacca a me sorge una domanda. Sarà forse che l’Italia questa rivoluzione culturale nemmeno la volesse? Sarà forse che il grande pubblico ami Vannacci e non Prezzolini? Sicuramente sarebbe un peccato, come detto da Castellani su Domani, con buona pace dei gramsciani di destra.