Caro Don Ciotti, l’antimamafia non può essere tafazzista

Le dichiarazioni del celebre attivista antimafia, don Luigi Ciotti, hanno acceso i riflettori sul progetto del tanto discusso Ponte sullo Stretto. Ma le sue parole hanno suscitato un acceso dibattito, con il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ha risposto al fondatore di Libera. Che succede nel sottobosco dell’antimafia?

Durante la presentazione di un libro nella Locride, don Ciotti ha lanciato una frecciata pesante: “Il Ponte sullo Stretto non unirà solo due coste, ma certamente due cosche.” Una frase importante, che non è passata in sordina, poiché mette in dubbio la capacità di realizzare grandi opere senza che le mafie ci mettano lo zampino. Il timore che il ponte diventi un affare succulento per la criminalità organizzata è sicuramente una preoccupazione più che valida, e chiudere gli occhi davanti a questi problemi non che farebbe che peggiorare la già tragica situazione, tuttavia questa non piò essere una scusante per criticare il progetto in sé. Insomma, questa è un’allarmante ammissione che fa pensare: dovrebbe il sud tagliare tutti gli investimenti solo per fare un dispetto alle mafie?

Il Mezzogiorno ha bisogno di investimenti per rinascere e rompere con il passato di sottosviluppo. Costruzione di scuole, ospedali, reti ferroviarie e stradali, e persino investimenti nelle energie rinnovabili rappresentano un tassello fondamentale per lo sviluppo del sud Italia.

Il progetto del Ponte sullo Stretto, tanto discusso e agognato, rappresenta un’opportunità unica per la crescita economica della regione. Tuttavia, è innegabile che la presenza delle mafie possa costituire un rischio. Ma c’è un’altra verità: rinunciare agli investimenti non è la soluzione, né impedirebbe alle mafie di trovare altre strade per prosperare.

C’è un aspetto che non può passare inosservato: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha stanziato ben 86 miliardi di euro per il Mezzogiorno, dimostrando un impegno concreto dello Stato nel promuovere lo sviluppo della regione e contrastare l’emigrazione dei giovani verso il nord.

La sfida è ardua, ma la soluzione non può essere quella di voltare le spalle alle opportunità di crescita e sviluppo. Piuttosto, è fondamentale rafforzare i meccanismi di controllo e prevenzione della criminalità organizzata, garantendo che il Ponte sullo Stretto e altri progetti vengano gestiti con la massima trasparenza e sicurezza.

In un Paese dove la lotta alle mafie è una questione di tutti i giorni, il Mezzogiorno ha bisogno di essere sostenuto e guidato verso un futuro migliore. Solo collaborando attivamente tra istituzioni, forze dell’ordine e cittadini, si potrà combattere la criminalità organizzata e costruire un Mezzogiorno prospero e libero dalla corruzione. La strada potrebbe essere lunga, ma il ponte verso un futuro migliore va costruito, senza paura e senza esclusioni.