Per l’Europa è arrivato il momento di cambiare. Questo il messaggio di Mario Draghi nella lunga intervista al Financial Times. È finito il periodo in cui “per la difesa spendevano gli Usa, l’export si faceva in Cina, dalla Russia si prendeva l’energia”. Con queste nuove premesse l’Unione Europea non può continuare a muoversi con 27 politiche estere diverse. Tantomeno economiche. “O l’Unione agisce insieme e diventa una Unione più oppure non sopravviverà che il mercato unico”.
Ma più di tutto non si può più retrocedere, e nemmeno chiudere un occhio, sui nostri valori fondamentali. “La guerra in Ucraina è stata preceduta da una lunga serie di arretramenti sui nostri valori fondamentali: l’ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento della sovranità ucraina, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea, il ritiro dall’Afghanistan. La lezione che se ne può trarre è che non dobbiamo mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali”, dice l’ex premier.
E se la guerra in Ucraina, in casa nostra, o comunque ai nostri confini, rende evidente le nostre colpe, la situazione in Medioriente maschera quelle che abbiamo passivamente, non si possono più socchiudere gli occhi davanti alle tragedie esterne al nostro orto, bisogna seriamente iniziare a “contribuire a un processo di pace e ad un accordo politico che sia sostenibile per tutti gli attori della regione. Siamo responsabili per la nostra indifferenza: abbiamo sempre pensato che erogare fondi”, come quelli erogati all’Autorità nazionale palestinese, l’Ue è il primo donatore dell’Anp, “sia abbastanza, ma non è così”.
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Dobbiamo affrontare le scelte che l’Occidente ha incoscientemente fatto. Gli “arretramenti” come li definisce chiaramente, che hanno preceduto l’aggressione russa all’Ucraina: “L’ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento della sovranità ucraina, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea, il ritiro dall’Afghanistan”. La transigenza nei confronti di atti contrari ai princìpi dell’Unione, lo “scendere a compromessi sui princìpi fondamentali” ha fatto credere che l’Europa e avrebbe accettato altre trasgressioni senza reagire.
Allora da qualche parte bisogna partire, e Draghi indica la via con la spesa dell’Unione per la difesa. Il problema tutta via non è quanto spendiamo, ma come. Se si vuole che l’Europa “diventi qualcosa di più di una Unione di diversi paesi in competizione tra loro anche sulle spese per la difesa dobbiamo veramente pensare a razionalizzare la spesa per la difesa, anche perché l’Ue è al secondo posto nel mondo tra le istituzioni che spendono per la difesa: l’avreste mai pensato?”.
L’Europa non può più essere così divisa. Ne va non solo del nostro futuro, ma di quello di tutti coloro che in tutto il mondo credono fermamente ai valori di democrazia e libertà, valori che è nostro compito difendere a spada tratta.