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Ucraina, l’orrore degli stupri: “Donne prese come schiave dai Russi”

Era successo in Iraq, in Siria, in Afghanistan. Ora anche in Ucraina. Stiamo parlando dell’orrore degli stupri di guerra. Le testimonianze cominciano ad aumentare di giorno in giorno, anche se le vittime ora preferiscono non parlare di quanto hanno dovuto subire. «Sono scappata qui a Odessa dal Donetsk dopo il 2014. Io lo so cosa significa. E io, a quelle donne che arrivano da Kherson, non glielo chiedo cosa è successo, è troppo presto ancora», ha detto al «Corriere della Sera» Olga, volontaria del centro aiuti per sfollati della città. «Qui stiamo formando gli psicologi che dovranno supportarle, so bene di cosa hanno bisogno. E ora vanno lasciate in pace».

Lo stupro è ritenuto un crimine di guerra e una violazione del diritto umanitario internazionale. Il procuratore generale dell’Ucraina, parimenti la Corte penale internazionale, ha annunciato indagini. I civili raccontano in lacrime di esecuzioni sommarie, abusi e violazioni sui cadaveri. Le donne erano le prede più ambite, il bottino di guerra. «In questo mese di occupazione i russi hanno preso alcune donne, sui trent’anni, e le hanno portate nel loro quartier generale, facendole schiave. A loro serviva che cucinassero e facessero tutto ciò che veniva loro ordinato», ha raccontato Alina a «Leggo». Ma sono davvero tante le testimonianze che si moltiplicano in queste ore. Olha ha raccontato a «Human Rights Watch» che un soldato russo l’ha violentata più volte in una scuola nella regione di Kharkiv dove lei e la sua famiglia si erano rifugiati. Ha spiegato che il militare l’ha stuprata, picchiata e le ha tagliato la faccia, il collo e i capelli con un coltello.

A 15 soldate liberate in uno scambio di prigionieri tra Kiev e Mosca lo scorso 1 aprile è stata rasata la testa. Come si faceva alle donne tedesche dopo la fine della Seconda guerra mondiale o alle donne ebree dei campi di concentramento, scrive il presidente della Commissione diritti umani del parlamento ucraino, Dmytro Lubinets, che ha pubblicato alcune immagini forti sui social. «Lo hanno fatto in segno di umiliazione, arroganza e disprezzo», ha sottolineato. Documenti e prove che il deputato intende aggiungere a quelli finora raccolti per presentare il caso all’Aia.