“Solo chiacchiere e distintivo”: il caso Verona e la strategia del centrodestra che non c’è più

Flavio Tosi torna sulla debacle veronese imputando l’evidente insuccesso elettorale non solo alla protervia di Federico Sboarina, che ha voluto tentare un impossibile “all in” rifiutando ogni apparentamento al secondo turno, ma, più in generale, alla strategia suicida di Fratelli d’Italia e alla pavidità di Matteo Salvini. E’ un Tosi a tutto tondo quello che dalle colonne de Il Foglio parte da Verona per allargare il discorso a livello nazionale.

Verona è un po’ il simbolo di questo centrodestra diviso e privo di contenuti che fa solo tante e inutili urla ma poi si dimostra perdente. Per citare la famosa battuta di un film, potremmo dire un centrodestra “tutto chiacchiere e distintivo”. Il tema infatti, a legger fra le righe non è solo Verona, perché il metodo stigmatizzato da Tosi è lo stesso che ha condotto il centrodestra alla sconfitta sostanzialmente generalizzata nei ballottaggi e che continua ad essere lo schema di riferimento della coalizione.
La ostinata intransigenza di Giorgia Meloni nel voler imporre i propri candidati, anche quando sbagliati, l’incapacità di Mister Tentenna, al secolo Matteo Salvini, e la ininfluenza di Forza Italia che è sempre più schiacciata sugli alleati. Insomma, stesso canovaccio ovunque: protervia, pavidità e quindi sconfitta! Per rendersene conto basti pensare a quanto accaduto a Carrara. Segno che quel che è accaduto a Verona non è un incidente di percorso, è proprio la regola che certifica lo stato di salute (assai precaria) di chi fra un anno di candida a governare il Paese.
Quello che descrive Tosi, dunque, è un centrodestra concentrato prevalentemente su prove muscolari interne tanto inutili quanto suicide che hanno il solo effetto di far vincere l’avversario per manifesta incapacità.

Parliamo di contenuti? Non si può! Perché non ce ne sono. Secondo Tosi, a Verona, la proposta del centro destra sul piano programmatico era sostanzialmente inesistente, virando la campagna elettorale – soprattutto per il ballottaggio – su temi identitari: presunta invasione rom, presunta imposizione dell’ideologia gender ecc., il tutto declinato nel più retrivo estremismo meloniano.
A livello nazionale rinveniamo la medesima cosa: non esiste un contenuto concreto e pragmatico che questo centrodestra sia in grado di offrire al paese che pure ne avrebbe disperato bisogno. Da questo punto di vista tutto è fermo al Si e No della Meloni in Spagna. Slogan identitari senza alcuna sostanza concreta. Viene il sospetto che non sia una strategia comunicativa, ma che la polarizzazione sia l’unica cosa che sanno fare.

Evidentemente i veronesi lo hanno capito e hanno votato altrove. Resta da capire se analoga sorte toccherà da qui a un anno con le elezioni politiche. Vedremo! Le probabilità sono alte visto che per ora non si intravedono segnali di inversione di rotta. Anzi, il centro destra continua imperterrito farsi del male da sé e a concentrarsi su cose inutili o propagandistiche (ricordiamo Salvini sull’energia nucleare e la relativa centrale), a scapito delle risposte che invece chi pretende di governare dovrebbe avere quantomeno abbozzato: dall’economia, al lavoro, alla politica energetica e via di questo passo! Invece, tutto tace.

E’ mai possibile che la destra italiana debba essere così ottusamente masochista? Possibile non rendersi conto che è venuto il momento di cambiare percorso o l’unica strada sarà quella di sbattere contro un muro? Possibile dover lasciare la destra italiana in mano a personaggi tutt’al più mediocri?

Insomma, che abbiamo fatto di male per meritarci tutto ciò??? Se questa è la destra vien quasi da dar ragione a Tosi quando dice che è meglio un Grande Centro che non una Grande Destra in mano a questa gente qua. In realtà, la mia è una provocazione (ho il sospetto sia una provocazione pure la sua) perché se siam d’accordo sull’ analisi divergiamo sulla sintesi. Il Grande Centro per come si sta configurando non appare convincente se non come sensibilità d’area, ma troppo balcanizzato per poter essere un’alternativa credibile almeno al momento. Quello che invece manca – e di questo siamo convinti in modo totale – è una destra seria che faccia tesoro dell’esperienza politica e amministrativa di persone come Tosi e che sappia ridare a questo Paese un respiro più ampio e più strategico del futuro della Nazione, sapendo fare del pragmatismo e della serietà la stella polare del proprio agire politico. Questo è quello che manca e questo è quello che dobbiamo impegnarci a costruire da qui in avanti.