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Guerra economica, l’Europa tiene testa ai ricatti di Putin

Da commissari tecnici a virologi, passando per generali e, adesso, tutti economisti. Il fatto divertente è che sono gli stessi che criticano la stampa “mainstream” quando le notizie non gli vanno a genio, mentre la utilizzano con entusiasmo per suffragare le tesi che gli piacciono.

Il punto è la guerra economica tra Occidente e Russia che, come tutte le guerre, ha continui rovesciamenti ed è difficile fare previsioni definitive: da una parte i proclami trionfalistici (quasi da stampa scandalistica) su un effetto immediato e definitivo delle sanzioni sono stati disattesi; dall’altro il corso del rublo e gli introiti dovuti all’esportazione di gas e petrolio sono ai massimi da anni, e stanno dando alla Russia notevoli risorse economiche.

C’è però da dire che il livello del rublo è sostenuto in parte in maniera forzosa (parte degli scambi devono essere convertiti) e in parte dipende dal forte avanzo commerciale delle esportazioni (stimato in 250 mld di dollari a fine 2022), il cui valore però è tenuto su dalle riduzioni di quantità politiche decise dal governo russo.
Dal canto loro i paesi europei stanno riducendo fortemente i volumi di acquisti di idrocarburi dalla Russia (ad esempio, in Italia, in 12 mesi siamo scesi dal 45% al 31%, in ulteriore forte riduzione entro fine anno), e quindi la “milk cow” potrebbe esaurirsi in alcuni mesi. Inoltre, i fondamentali dell’economia russa sono attualmente gravi, con una stima (della Nabiullina) di caduta del PIL del -8,5% nel 2022 (causa sanzioni), un’inflazione già oggi vicina al 20%, una borsa che praticamente non esiste più (invece il tasso di occupazione permane piuttosto positivo).

Viceversa, l’economia dei Paesi europei, e in particolare dell’Italia, è paradossalmente molto “calda” (maggio 2022 ha avuto la maggiore crescita di produzione industriale dal 2000!) nonostante – anzi forse grazie a – le spinte inflattive e lo scenario internazionale come minino incerto.

Il MEF stima una crescita per l’Italia del 3,1% a fine anno, anche se la congiuntura è in peggioramento a causa dell’inflazione trascinata dalle materie prime e dalla speculazione. E in generale, sia pur in peggioramento, le previsioni economiche UE non sono catastrofiche ad oggi. Anche nello scenario peggiore, il blocco totale delle forniture russe (che potrebbe anche essere deciso dagli europei per ridurre il trasferimento di risorse economiche alle Russia), il PIL della Ue oscillerebbe intorno a zero o uno, a fronte di un calo di quello russo stimato al 12,5% (una sorta di tsunami).

Da una parte la mossa azzardata di Putin rischia di portare ad una crisi economica che potrebbe rallentare l’intera economia mondiale (anche a causa di alcune decisioni “politiche” cinesi), dall’altra tutto ciò sta dando uno scossone ad un sistema, in particolare quello italiano, che non funzionava più e stava andando in una direzione sbagliata.