Salvini e Landini, due facce della stessa medaglia populista

Alla fine aveva ragione il governo. Dopo aver sentito Cgil e Uil, la Commissione di garanzia sugli scioperi ha confermato il provvedimento di mercoledì scorso: “Lo sciopero, così come proclamato dalle Confederazioni sindacali (con esclusione di numerosi settori) non può essere considerato, come da consolidato orientamento della Commissione, quale sciopero generale, ai fini dell’applicazione della disciplina che consente delle deroghe alle normative di settore sui servizi pubblici”.

Dunque dovranno essere esclusi diversi settori, come il trasporto aereo, oppure la proclamazione dello sciopero dovrà essere riformulata rispettando le regole. Tuttavia i sindacati sembrano decisi a non rispettare le prescrizioni del Garante. Ma ciò che è peggio è il livello della discussione che circonda questo evento. Il botta e risposta tra Salvini e Landini lascia solo un gran imbarazzo, da qualunque prospettiva si guardi. Il partito del ministro delle Infrastrutture annuncia che “milioni di italiani non possono essere ostaggio dei capricci di Landini che vuole organizzarsi l’ennesimo weekend lungo”. “Forse Salvini, che non ha mai lavorato in vita sua, pensa al suo weekend” replica il segretario generale della Cgil.

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Per il segretario della Lega dunque quando un sindacato sciopera non esercita uno dei diritti più importanti che abbia mai acquisito, ma va in vacanza. Landini d’altra parte sembra convinto che fare il parlamentare non sia di per sé un lavoro (ironico dato che storicamente tutti i segretari generali della Cgil sono finiti successivamente in parlamento). Entrambi avrebbero buone argomentazioni su cui poggiare le loro critiche, eppure scelgono per l’ennesima volta la via più facile, la via populista. Due facce della stessa medaglia.