Questa frase di Andreotti mi ritorna in mente oggi, tempo che si autodichiara di Terza Repubblica. La manovra, la vera prima dell’era meloniana, non ha convinto molti italiani, da cui la distrazione del Premierato. Con questi pochi poteri che pensate che potessi fare? Il sotteso messaggio della Premier.
I sondaggi danno in maggioranza gli italiani delusi dalla manovra e dalla situazione economica, non solo quelli ideologicamente contrari che votano a sinistra, ma anche nel centrodestra. Metà degli elettori di Forza Italia si dichiara insoddisfatta. Persino il 35% degli elettori del partito della Meloni non sono soddisfatti. Certo non è più una falange da credere, obbedire e combattere, c’è molto voto di opinione che ha spinto le vele meloniane. E si sa in Italia l’opinione è mobile qual piuma al vento, sempre amanti del bel canto siamo, e dal “vincerò” rossiniano della Turandot al Rigoletto verdiano il passo è breve. A volte, Renzi lo sa, fatale.
Leggi anche: Salvini e Landini, due facce della stessa medaglia populista
Perché questa stanchezza dell’opinione pubblica dopo solo un anno? Perché le promesse erano alte, altissime, per gonfiare del vento del consenso la caravella Meloni. Se poi ci mettiamo quelle di Salvini si profilava il jackpot. Invece è uscito un ambo da una volta la posta, per cui la Meloni oggi può solo rigiocare la puntata. Di fatto, nonostante una comunicazione da terza, e seguendo rete4 da quarta repubblica, siamo tornati al democristiano tirare a campare del periodo finale dell’ultimo governo Andreotti. Li si era in un finale di stagione, la gloriosa prima repubblica, che ci aveva portati nella ricostruzione del Paese, nel boom economico, alla quinta posizione al mondo nel G7. Ma ormai quella stagione era ai titoli di coda, nonostante i protagonisti non mollassero. E c’era come oggi un triumvirato, il Caf, Craxi-Andreotti-Forlani. Oggi il trittico politico raffigura Meloni-Salvini-Tajani. Ma la sensazione di spinta, di cambiamento, di innovazione non è molto dissimile da trent’anni fa. Il nulla. Lì il Caf era picconato dal Colle per mano di Cossiga, vi ricordate la vicenda Gladio, e dalla sinistra democristiana che fece dimettere i suoi ministri sulla famosa legge Mammì. Tra i ministri che si dimisero c’era Mattarella, che ha piena memoria di quel periodo e di alcune, non tutte, similitudini con questo. Si sta preparando un cambio di sistema, allora fu traumatico, li arrestarono tutti, ma allora la magistratura aveva una autorevolezza che oggi ha perso in seguito ad una babele di scandali e carrierismo. Per cui alla Meloni, a parte le distrazioni di massa, in un tempo i cui le masse cercano fughe dalla realtà insoddisfacente, resta il tirare a campare, promettendo rivoluzioni che sa che non ci possiamo permettere. Ci sarà dopo le europee un Meloni bis, un bis in Italia non si nega nemmeno a Pupo con il gelato al cioccolato. Poi arriveremo al fatidico turiamoci il naso ma votiamo, perché ad oggi alternative potabili non ci sono. Meloni può cadere solo da sola, per autodafé, perché Conte e Schlein possono impensierire, e nemmeno, solo il segretario di Edi Rama.