Brambilla

Roberto Brambilla, il medico a cui Kiev ha detto grazie: “Ho curato 72 bambini”

Su «Il Corriere della Sera» l’intervista a Roberto Brambilla, il medico ringraziato da Kiev, dal collaboratore del ministro degli Interni ucraino sui social. Lui Twitter non ce l’ha e nessuno l’ha chiamato per dirgli che il suo nome e cognome è finito nel messaggio di Anton Gerashchenko: «Quando è iniziata la guerra, il chirurgo italiano Roberto Brambilla è arrivato in Ucraina come volontario. Ha aiutato a salvare un quindicenne con ferite gravi dopo l’attacco di Kramatorsk. Ora il ragazzino può ancora camminare. Grazie, signor Brambilla».

Ex primario di vulnologia all’istituto Zucchi di Monza, 68 anni, consigliere comunale a Vimercate, quando è iniziata la guerra è partito per Leopoli e lì è rimasto per una settantina di giorni. «Curo le lesioni cutanee. Sono specializzato in medicina rigenerativa, una tecnica nata all’inizio degli anni 2000 che aiuta a far rimarginare ferite e ulcere prima impossibili da curare attraverso l’applicazione di una pelle artificiale. Così non lasciamo neanche cicatrici, che in effetti ha un valore anche metaforico. In Ucraina vuol dire cancellare, almeno sulla pelle, i mali della guerra», ha spiegato il dottor Brambilla, che in passato era stato in zone in cui c’era stata la guerra.

A spingerlo a partire il signor Giulio, un paziente conosciuto nel 2014: «Quando è iniziata la guerra ho ripensato alla sua storia e ho deciso di partire. Giulio è un 80enne che è venuto nel mio ambulatorio con una ricetta del medico che diceva: ‘Si richiede visita per ferite di guerra’. Ma che guerra sarà mai stata, mi sono chiesto. Nel 1945, all’età di 11 anni Giulio è rimasto ferito sotto le bombe cadute a Milano. Da allora la sua vita è stata segnata dalla presenza di piaghe, perché fino a qualche anno fa, le ulcere non guarivano. Ma per fortuna la scienza medica ha fatto passi da gigante. Con le nostre cure, Giulio è guarito in due mesi, ci ha messo 69 anni. Mi sono detto: ma quanti bambini come Giulio ci saranno sotto le bombe russe? Sono partito».

Ha curato più di 70 bambini, ne ricorda i nomi e tuttora in contatto con le famiglie che ha curato: «Proprio questa mattina mi è arrivato un messaggio di Yara, una bambina rimasta ferita sempre a Kramatorsk. Ha perso entrambe le gambe, la madre quella destra, il fratello e il padre sono morti. Adesso è negli Stati Uniti per le protesi e la riabilitazione, mi ha mandano foto da lì. Stessa cosa con Igor. Un ragazzo di 15 anni. É arrivato da noi con una ferita sul collo di 15 centimetri di diametro. É arrivato a piedi con un pezzo di granata ancora dentro. Anche lui era alla stazione di Kramatorsk», ha spiegato Brambilla. Ripartirà, ma non è facile convivere con quanto ha visto: «Faccio fatica a dormire, sogni di operare. Nelle situazioni di emergenza si creano legami ancora più forti, però da un punto di vista lavorativo sono tranquillo: ora loro sanno fare quello che faccio io», ha spiegato il medico. Un eroe dei nostri giorni. Magari ce ne fossero di più di persone così.