Quello di Alessandria è uno scalo strategico della logistica ma la sinistra blocca tutto

Da oltre sei anni gli Stati Generali della Logistica del Nord-Ovest parlano, in modo più o meno approfondito, del progetto di realizzazione di un hub retroportuale per gli scali marittimi di Genova e Savona, presso il centro di smistamento ferroviario alessandrino.

Un progetto rilanciato da più parti, sostenuto da presunti ingenti investimenti economici, ma i cui studi di fattibilità continuano ad essere in fase di redazione, con la conseguenza che le importanti ricadute economiche ed occupazionali per il territorio, sembrano essere ancor molto in là dal venire.

Le potenzialità di un sistema retroportuale per l’alessandrino e tutto il basso Piemonte appaiono evidenti, così come le criticità esistenti, a partire dalle carenze del sistema infrastrutturale, necessario a rendere operativo un progetto tanto ambizioso.

Si tratta di un progetto che rappresenta una vera e propria sfida da vincere, fondamentale per il rilancio di una zona che si ritroverebbe ad essere centro nevralgico europeo della movimentazione merci, trovandosi all’uscita della variante del terzo valico e che, tramite l’istituzione di una Zona Logistica Semplificata, produrrebbe anche un potenziamento della capacità ricettiva merci degli scali liguri.

Parallelamente, si potrebbero centrare tutta una serie di obiettivi strategici: dal decongestionamento di un sistema che ha ripercussioni negative sul turismo, all’abbattimento dell’impatto ambientale, fino al riuscire a liberare le autostrade dalla morsa del traffico.

Purtroppo, lo stato attuale della situazione, disegna un progetto non ancora del tutto definito su carta e che si scontra con una realtà distante dal desiderata. Infatti, non solo ci si deve confrontare con la mancanza di infrastrutture strategiche, ma anche con contrapposizioni ideologiche che si oppongono alla realizzazione delle stesse.

Oltre i noti contrasti con il mondo a 5 stelle, da sempre contrario alle infrastrutture necessarie allo sviluppo socio-economico dei territori, dal terzo valico alla Gronda, solo per restare in zona, solo qualche giorno fa anche il centrosinistra, impegnato nella campagna elettorale in vista delle prossime elezioni amministrative di Alessandria, si è detto contrario alla realizzazione dell’opera, forse a causa dell’alleanza strategica con gli stessi grillini.

Di segno opposto è, invece, del centrodestra locale, a partire dall’Onorevole Riccardo Molinari – parlamentare alessandrino e presidente dei suoi colleghi della Lega in parlamento – che ha dimostrato, nel corso degli anni, un importante e costante impegno che ha portato ad ottenere alcuni importanti risultati concreti.

Nello specifico, al progetto di rilancio dell’Alessandrino come retroporto naturale dei porti liguri, Molinari ed il centrodestra locale hanno sempre creduto, compiendo i passi necessari per avviare tangibilmente il percorso che appare, purtroppo, ancora lungo.

Due aspetti si desidera sottolineare:
– nel 2019 si è ottenuto il riconoscimento, per lo scalo merci di Alessandria, come retroporto di Genova;
– la Regione Piemonte è torna azionista di Slala, dopo che ne era uscita per decisione PD durante l’Amministrazione Chiamparino.

Proprio il rientro della Regione Piemonte nella Fondazione Slala rappresenta un segnale forte di quanto il polo logistico dell’Alessandrino, in una logica di integrazione del ‘sistema Nord-Ovest’, rientri come progetto strategico di sviluppo territoriale, non solo per la Provincia di Alessandria, ma anche per Giunta Regionale, in costante collaborazione con le amministrazioni locali.

In una zona che da anni combatte contro una difficile situazione economica, il progetto del retro porto risulta essere una sfida epocale, fondamentale per il suo rilancio grazie alle ricadute dirette ed indirette, agli investimenti ed allo sviluppo che porterebbe non solo nell’alessandrino, ma in tutto il nord-ovest e, potenzialmente, all’intero Paese. Per questo, risulta necessario procedere speditamente sulla strada intrapresa, superando gli interessi di parte e le barriere ideologiche, che sembrano ancora oggi ostacolare un percorso fondamentale per lo sviluppo dell’intera area nord-ovest del nostro Paese.

Emiliano Poggio e Claudio Desirò