Carrara al voto: anche in Toscana il “centrodestra unito” è inesistente

Carrara al voto. Candidati a sindaco 8 (otto), liste 24 (ventiquattro), 547 (cinquecentoquarantasette) candidati. Un candidato ogni 114 carraresi.

Per gli elettori sarà una vita da trincea quella che faranno le ultime settimane prima delle amministrative. Gli elettori saranno letteralmente bombardati. Ci sarà un parente, un amico, un conoscente, un vicino di casa, un ex insegnante delle elementari che si sentirà in dovere di fermarti per strada per chiederti il voto, ti raggiungerà tramite WhatsApp e, se sei proprio scarso dal punto di vista tecnologico, riesumerà i costosissimi MMS pur di farti sapere che è candidato/a. Candidato per fare cosa, per quale progetto, o con quale idea, almeno sinora è poco comprensibile, visto che sino a oggi i candidati hanno preferito parlare male degli avversari piuttosto che illustrare i propri programmi. In questa attività poco simpatica e politicamente mortificante, eccellono le liste del “monolitico” defunto centrodestra-ex-unito che mai come stavolta avrebbe avuto l’opportunità, forse l’unica nella storia democratica del nostre Paese, di andare al governo della città grazie alla pessima performance della giunta uscente M5S e alla perdita di radicamento nella società del PD.

Ma ovviamente il defunto centrodestra-ex-unito ha perso l’occasione presentandosi come populista ed estremista e rimettendo, pertanto, tutti in gioco. Alla fine dell’estate della scorsa arrivò Salvini a decretare chi sarebbe stato il vincitore e nuovo sindaco, con una FI relegata ad ruolo marginale di supporto, e i “rompiscatole” di FdI meri portatori di acqua ( voti al secondo turno). Dopo l’allegro annuncio di Salvini, tutti i giorni i quotidiani, i social, riportavano la crescita esponenziale delle liste arrivate addirittura a 10. FI si spacca, il simbolo è in mano saldamente a chi pensa a un alleanza con FdI, – risultato finale – il centrodestra non è più unito: esprime due candidati in opposizione fra loro, Caffaz sostenuto da Lega, Nuovo PSI, civiche e un pezzo di FI, e Vannucci, sostenuto ufficialmente dall’altro pezzo di FI, Fratelli d’Italia, Cambiamo e altre liste civiche.
Addirittura Caffaz, sindaco nell’autunno scorso, oggi rischia di non arrivare nemmeno al ballottaggio potendo contare solo sulla Lega come “partito forte”, ma dopo le ultime tornate elettorali, il 26% delle ultime regionali, sono un lontano, lontanissimo ricordo.
Intanto il PD torna primo nei sondaggi, e il M5S, sfodera un’ottima candidata, molto stimata professionalmente ed umanamente che potrebbe fare dimenticare il triste passaggio dei “grillini”. Parentesi a parte Italia Viva che dopo tentennamenti infiniti, riserve da sciogliere e sempiterna indecisione, alla fine corre con un candidato forte, rappresentante di una dinastia politica stimata in tutta la provincia, che risponde al nome di Cosimo Ferri.

Insomma la cronaca di un disastro annunciato che replica in piccolo, le eterne scaramucce del centrodestra che ovunque, e su tutti i piani, stanno dimostrando di non reggere più.
Urge davvero un profondo ripensamento in quell’area, pena la prossima estinzione, checché ne dica Giorgia Meloni e i suoi mirabolanti sondaggi.

Scendendo sul piano della politica reale, quella che si fa sui territori, quella fatta di voti conquistati centimetro dopo centimetro – per dirla con Al Pacino – la realtà è tutta diversa rispetto alle illusioni dei tre leader nazionali, sempre più scollegati dal loro popolo e che rischiano – dopo quella dello scorso autunno – un’altra sonora batosta.