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Quelli che vogliono andarsene dal Twitter di Musk soffrono di invidia sociale

Ma perché adesso che l’accordo tra Elon Musk e Twitter è chiuso, e la piattaforma è sul punto di passare nelle mani del miliardario americano che l’ha comprata per 44 miliardi di dollari, una parte degli utenti del celebre social media minacciano di andarsene? Quale sarebbe il problema?

È ormai da tempo che il twittarolo Musk ha iniziato a rigirare il coltello nella piaga, dicendo che la libertà di espressione sul celebre social media si è ristretta (ed è vero), proponendosi allo stesso tempo come “un assolutista” della “libertà di parola” e annunciando che il ‘suo’ social tornerà agli albori del web quando ognuno poteva dire e fare quello che gli pare.

Musk ha annunciato che le limitazioni sul free speech saranno ripensate, insieme ai ban e a quell’altro annoso quanto snervante problema dei bot, i robot che quando va bene spammano quando finisce male hackerano. Certo quella di Musk è una scommessa rischiosa.

Già da prima delle elezioni che portarono alla vittoria di Trump e fino ad oggi molte cose sono cambiate sui social, per bloccare, denunciare e punire chi li usa per insultare, minacciare e spargere fake news. Sia nella dimensione cosiddetta organica sia e ancora di più in quella dell’advertising.

Oggi non sarebbe più possibile come avveniva fino a pochi anni fa aprire grappoli di pagine e di account per spammare o spingere con le payads la bufala di turno, vedi alla voce disinformazione russa sulla ‘liberazione’ della Ucraina. In questi anni abbiamo visto campagne pubblicitarie in grado di alimentare con la loro potenza le peggiori schifezze social.

E anche i singoli utenti sono diventati più avvertiti e hanno ormai a disposizione strumenti per denunciare attacchi hacker, minacce o fake. Ciò non toglie che però, negli ultimi tempi, le regole di ingaggio su quello che si può e non si può dire o promuovere sui social tradizionali siano diventate troppo stringenti.

Ben venga se Musk, che ha raccolto altri miliardi di euro dalle banche di investimento Usa, riuscirà a innovare tanto il suo nuovo gioiellino tanto da risolverne anche le contraddizioni più stridenti. Del resto anche lui banna chi lo insulta, da buon addicted cinguettante.

Ma il tema vero un altro. Perché da quando è saltata fuori la notizia che Musk voleva scalare Twitter in tanti hanno cominciato a minacciare di andarsene dal social? La risposta potrebbe essere un bel saggio sulla sociologia del web nel Ventunesimo secolo.

C’è un sacco di gente sui social che è repressa, che accumula insoddisfazione nella sua vita privata, che scarica tutto compulsando nelle applicazioni presenti sul proprio telefono cellulare. Persone che odiano Musk per quello che rappresenta. Un miliardario innovatore capace di modificare la realtà grazie al suo animo visionario e alle sue enormi ricchezze.

Ma l’odio che scorre sui social contro i protagonisti della rivoluzione capitalistica del XXI secolo, l’invidia sociale malcelata, la presunzione ideologica per cui la battaglia per la libertà di parola di Musk sarà solo un favore fatto a Trump e alla destra repubblicana, mostrano perché una stagione per Twitter era già finita.

La noia. Twitter e Facebook e YouTube rischiano di diventare dei social noiosissimi, dove leggere e guardare più che altro quello che ti piace, ti interessa e condividi, pronti a bannare chi non la pensa come te. Leggere e vedere solo quello che mi sta bene, in una bolla che appunto, alle fine, annoia.

Musk vuole rompere con questa noia. I rischi dell’estremismo libertario ci sono e non vanno sottovalutati. Vedremo se il miliardario saprà come disinnescarli. Ma che le persone se ne vadano da Twitter perché lui è l’uomo più ricco del mondo è davvero assurdo e ridicolo. Aspettiamo il nuovo Twitter, più libero, si spera più sicuro, ma soprattutto più divertente.