Il solito errore di Carfagna & Co: lisciare il pelo ai sovranisti

La vittoria di Emmanuel Macron alle Presidenziali di Francia rappresenta la conferma dell’idea che un solido rapporto con l’Unione sia un valore aggiunto dei leader, non un handicap.

A pensarla così è Mara Carfagna, ministra per il Sud e la Coesione territoriale e parlamentare di Forza Italia. “In questa fase storica, dopo due anni di pandemia e con una guerra che mette a rischio la crescita europea, va esclusa ogni avventura: i cittadini cercano protezione più che salti nel buio”, dice Carfagna in un’intervista a Il Messaggero. Ed è convinta che i populismi antieuropei siano ormai in ritirata ovunque. “L’alleanza di Visegrad si è spezzata; Marine Le Pen ha perso per la terza volta”, spiega, aggiungendo che “una riflessione sia d’obbligo per chi vuole governare la prossima fase della politica italiana”.

Anche perché proprio le elezioni francesi hanno segnato una divisione netta nel Centrodestra, che ha allontanato FI dalla Lega di Salvini schierata con Le Pen e dalla Meloni.

“Ormai è chiaro a tutti che la competizione danneggia il Centrodestra”, ammette la ministra che, comunque, ha la soluzione in tasca per ripianare i dissapori. Quale? Lisciare il pelo ai sovranisti. Ecco qua. “Vedo in questo momento due priorità: recuperare il rapporto con Giorgia Meloni e riscoprire il valore originario del Centrodestra come alleanza per la libertà, il merito, il garantismo, le riforme e l’europeismo”.

Ma come può essere una soluzione coerente, questa, se poi ogni partito va dritto per la sua strada e non ha una progettualità comune nemmeno nell’affrontare fatti di portata epocale, come accaduto per la sanguinosa guerra in Ucraina? Semplice: non lo è affatto.

Nel Centrodestra – ed è ora che i leader dei vari partiti se lo ficchino bene in testa – c’è bisogno di una svolta in una logica riformista, perché sebbene sia in buona salute dal punto di vista dei voti, è fragile strutturalmente proprio perché spesso non riesce ad avere una vera vocazione di governo.
La vera sfida per la destra, in buona sostanza, è rimanere conservatrice senza essere anti Ue. E come può vincerla con un Salvini che viaggia in direzione opposta? Non può.