Quel blocco navale mascherato da missione speciale: ecco perché la proposta della Meloni non può essere realizzata

Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? Puntuali come solo la morte sa essere, in una campagna elettorale sotto il solleone d’agosto, ecco che Giorgia Meloni e Matteo Salvini tornano a bomba con uno dei cavalli di battaglia prediletti della loro retorica priva di contenuto.

Se il Capitano visita Lampedusa vaneggiando di tornare a guidare l’Interno al grido di “no agli sbarchi”, IoSonoGiorgia supera se stessa riproponendo un grande classico della propria populistica letteratura: il blocco navale. Che – imitando forse Putin con la “missione speciale” in Ucraina – la leader di Fratelli d’Italia stavolta, per darsi un tono di facciata meno estremista, battezza “missione europea per trattare lo stop alle partenze dalla Libia”.  Bene, brava, una proposta davvero inedita: come hanno fatto tutti quanti a non pensarci prima?

“Serve una missione europea da concordare con le istituzioni per trattare insieme alla Libia la possibilità che si fermino i barconi in partenza, aprendo hotspot in Africa – ha detto a Studio Aperto la Meloni -. Questo è l’unico modo serio di affrontare il tema, bisogna smetterla di considerare due cose molto diverse, i profughi e gli immigrati irregolari, come la stessa cosa. È una falsità che ha costruito la sinistra in questi anni e ci porta nel caos in cui ci troviamo”.

Peccato però che il tanto sbandierato blocco navale, o “missione europea” che dir si voglia, non si possa fare. Che sia una proposta irrealizzabile perché sarebbe un atto di guerra che violerebbe i trattati internazionali. La Meloni questo non lo sa? Certo che lo sa, ma lo propone lo stesso per tenere buoni i suoi seguaci sempre alla ricerca di un nemico – meglio se nero e povero disgraziato – e per reggere come al solito la sua campagna elettorale sulla paura. Lo spiega bene oggi Marco Zatterin su La Stampa: il blocco navale violerebbe la convenzione di Ginevra, almeno altre due convenzioni e diversi trattati internazionali. Senza contare che rifiutare l’accesso ai rifugiati farebbe venir meno il diritto d’asilo e protezione. Per questo l’Europa ha già posto un freno a questa ennesima boutade elettorale della leader sovranista, bollando qualsiasi atto che neghi l’accoglienza come “fuorilegge”. “Non si tratta di respingimenti perché questi avvengono in mare aperto” sostengono da FdI, ma la UE ribadisce che “non è così, il blocco in mare è sempre e comunque un pushback coattivo”. Soprattutto se operato da forze militari, come chiede la Meloni. La quale peraltro non spiega a chi andrebbero attribuiti i costi di questa attività in mare.

IoSonoGiorgia sa, poi, anche che con la Libia esistono già degli accordi per limitare le partenze, ma che non funzionano perché, nel caso in cui la leader di FdI ne fosse all’oscuro, nel paese africano è in corso una guerra civile che vede opposti due diversi governi, ognuno con il controllo di una parte del territorio libico, in lotta tra loro. Con quale dei due la “missione europea” dovrebbe interloquire? E in quale dei due territori in guerra, visto che non è possibile garantire la sicurezza in Libia, dovrebbe sorgere l’hotspot?

Senza contare, infine, che la “missione europea” presuppone un coinvolgimento di istituzioni UE contro cui la Meloni lancia strali da anni. Perché dovrebbero accoglierne la proposta proprio ora? Perché dovrebbero collaborare con chi da sempre l’Unione la dipinge come la matrigna cattiva? La risposta negativa alla “missione” per fermare le partenze è già un chiaro segnale sulla disponibilità che la Meloni troverà in seno alla UE.