Calenda si sfila: “Coalizione per perdere, Letta e il Pd vogliono stare con chi nega l’Agenda Draghi”

Carlo Calenda rompe l’accordo con il Pd dopo che i dem lo hanno invece chiuso con Verdi, Sinistra italiana, Ape di Di Maio e fuoriusciti dal M5S. L’annuncio in diretta tv a Mezz’Ora in più, ospite di Lucia Annunziata.

“Non ci sto a mio agio con tutto questo, non ci sono coraggio, bellezza, serieta, onore. Ho comunicato che non vado avanti con questa alleanza col PD poco prima di venire qui perché non si può stare con chi è contrario a chi non vuole quanto da noi promesso – dice Calenda -. Ci ho creduto, è un grande dispiacere, ma io così non so cosa spiegare agli elettori: le alleanze un pezzo con uno e un pezzo con altro non funzionano. Letta lo sapeva già che sarebbe accaduto. Cosa mi ha detto? Resta tra tra noi. In questo paese finisce sempre tutto come nel giorno della marmotta”.

“Una delle decisioni più sofferte da quando faccio politica, da quando sono entrato nel PD ai minimi storici – aggiunge -. Azione l’ho fondata per mi stato tragico del paese, frutto di una politica sempre “contro”. Per 30 anni ci hanno diviso in gregge di sinistra e destra, una servitù volontaria da cui gli italiani non riuscivano mai a staccarsi. Dopo questa legislatura in cui abbiamo visto tutto, culminata nell’incapacità di trovare per la presidenza della Repubblica un nome alternativo a Mattarella e l’ignominia del draghicidio, ho intrapreso un negoziato col PD perché mai ho pensato di volerlo distruggere. Con Letta abbiamo iniziato a costruire un’alternativa di governo, ritenendoci credibili per farlo spalla a spalla, per un’Italia che non promette ma realizza. Ma via via, da subito, alla negoziazione si univano pezzi che stonavano, come i 5 stelle, gli ex 5 stelle, o chi ha votato 54 volte al sfiducia a Draghi proponendo temi opposti al nostro accordo”.

Da qui, dopo la scelta di ieri del Pd di aprire a sinistra e ai transfughi del M5S, Calenda ha capito che quel patto era stato minato dal di dentro. “Due giorni fa ho detto a Letta che gli italiani non lo avrebbero capito – svela -. Ho anche proposto di fare alleanza netta, noi e il Pd, con il 90% dei collegi ai dem e il 10% a me. Sappiamo come è andata: il PD non riesce a dire a se stesso che rappresenta la sinistra seria, europeista. Perché gli italiani dovrebbero votare questa cosa allargata se non solo per la paura degli altri? Rompere non è una scelta della mia base, ma serve una coerenza valoriale che non sento con coloro con cui si accorda con Letta”.

“Strepitosamente pensoso e silenzioso” lo ha definito la Annunziata, ma Calenda ha le idee chiare. “Se firmi con loro un patto antitetico al nostro si fa confusione – aggiunge -. Ieri è stata data la sensazione che il Pd sia in mezzo, poi che ci siano Fratoianni, Bonelli e anche Di Maio. La regola di condotta non appena firmato era che non ci fossero elementi contro l’Agenda Draghi, ma questa intesa del Pd disconosce ogni impegno preso da Azione con il Pd. È mancata la coerenza anche nel linguaggio da un secondo dopo che avevamo chiuso l’accordo. La loro campagna elettorale non sarà contro la destra, ma di demolizione dell’area liberale della coalizione, fatta da personaggi che gli italiani non vogliono più vedere”.

“Il Pd e i suoi nuovi alleati hanno bombardato l’Agenda Draghi – continua -, mi sono detto: se ci presentiamo così facciamo ridere tutti. Come si fa a dire che questa coalizione ha una proposta di governo? Io credo che alla fine Letta e gli altri la spiegheranno come sempre: diranno che o si vota per loro o ci sono i fascisti. E non va bene. Ho sbagliato a pensare che Letta avesse coerenza con quello che si era proposto. Il processo è stato veloce: in Enrico è prevalsa ala volontà di fare un comitato di liberazione nazionale ma questo comitato di liberazione nazionale non libera proprio niente. Questa coalizione è fatta per perdere, ne abbiamo proposta una per vincere ma la scelta è stata del Pd. Da Letta mi aspettavo di più, ha fatto tutto quello che hanno fatto gli altri segretari prima di lui”.

“Ho scelto una strada più difficile di quella in cui ti danno il 30 % dei collegi, ma vado avanti – conclude il leader di Azione -. Renzi? Non l’ho sentito, ma deve capire anche lui che la politica non si fa contro chiunque: bisogna spiegare cosa si vuole fare per il paese. Ci parlerò? Certo. Ma se poi ci saranno segnali lo vedremo”.