Quante cattive scelte nella politica italiana. Serve una buona scelta

Ogni tanto internet serve, raramente, a riflettere. Mentre chattavo con Filippo Rossi, il fondatore della Buona Destra, sul caso Vannacci, che lui aborre, e dintorni mi ha colpito una statistica. Dalla fine della prima Repubblica gli italiani, sdoganati da un sistema di voto fatto per chiunque ma non per noi, hanno compiuto il miracolo statistico di inanellare una serie matematica di scelte del cavolo da fare impallidire Fibonacci. In principio ci fu Segni, che fino a quel momento era solo un figlio di papà Presidente, che ci fece abolire le preferenze unico strumento di rappresentanza democratica e di collegamento eletto/elettore. Poi venne il Pds di Occhetto e Berlusconi, poi Ulivi e cespugli saprofiti, Leghe in tutte le salse e Udeur cossighiani, truppe martellate e Casini continui, Partiti democratici senza democrazia e incredibili 5Stelle, Contiani, Calendiani, Meloniani, Salviniani, perfino Paragoniani. Il Paragone con la prima Repubblica non regge. Abbiamo fatto delle continue, ondivaghe, irrazionali, gastriche scelte ad mentulam di cane per trent’anni. Non ne abbiamo azzeccata una nemmeno per sbaglio, per variabile statistica, per culo.

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Il risultato è chiaro, incontrovertibile, quasi lapalissiano. Politica industriale a pezzi, politica fiscale iniqua, debito pubblico stellare, PIL da Guinea Bissau, competitività al palo, fuga dei cervelli, resilienza degli imbecilli, degrado culturale, sociale, morale, fino all’arrivo di Vannacci che fa rima col sopracitato Fibonacci, e che si candidasse sarebbe stravotato, tant’è che Salvini, in calo di consensi, lo ha subito contattato. Se le sbagli tutte le scelte non ti lamentare, chi è causa del suo mal pianga se stesso. In tutto questo bailamme di sciocchezze, votate alla viva il parroco, per gli italiani ci vorrebbe una pausa. Ci vorrebbe qualcosa di logico, quasi normale e di buon senso. Ci vorrebbe una Buona Scelta. Se la proponessero.