La politica militare italiana al tempo di Vannacci

Non è certamente più il tempo di Andreotti, né di Craxi, ma quale è la politica che stiamo perseguendo con le nostre Forze Armate?

In passato siamo stati fondamentali in vari scenari di guerra in cui l’Occidente era impegnato. La leader è sempre stata l’America, che nei suoi percorsi ambigui dal punto di vista strategico, ci ha condotti in Libano, in Somalia, in Iraq, in Bosnia, in Afghanistan, dove le nostre truppe hanno versato sangue, vedi Nassirya, e sudore, competenza e impegno militare. Guarda caso in tutti questi scenari ritroviamo l’ormai famoso Vannacci, l’uomo che ha “folgorato” lo stantio dibattito politico agostano. Per ora il Generale parà ha scritto solo di gay, ladri e immigrati, ma se una volta destituito in senso definitivo, cosa che comincia a temere, per ovvi motivi, lo stesso Crosetto, cominciasse a parlare di strategie militari sanzionando, da medagliato combattente sul campo, la nostra politica di asservimento all’alleato americano? O se ci spingesse invece oltre, sulla scia dell’interventismo sul fronte sud, Africa e Medio Oriente, dove è stato più volte in missione?

Gli italiani hanno uno strano approccio con il mondo militare, a cui poi si rivolgono come figli inetti quando abbiamo sciagure, terremoti e pandemie. Le forze armate sono uno strumento fondamentale di difesa ed intervento militare, e l’Italia è stata da sempre il paese europeo più impegnato nella Nato dopo gli Stati Uniti, se si esclude l’Inghilterra mai di fatto europea. Abbiamo un esercito secondo solo alla Francia, che però ha sempre avuto posizioni più autonome rispetto a Nato e Stati Uniti. Noi eravamo da sempre il fedele cane lupo dell’alleanza. E se qualcuno volesse cambiare questo ruolo, come cambierebbe lo speciale rapporto che ci lega, o asservisce, agli Usa? Meloni certamente non lo farebbe, nonostante l’antiamericanismo storico della destra italiana. O se invece qualcuno, pur apprezzando il ruolo ancillare della Premier con Biden, volesse utilizzarci maggiormente, trasformandoci da cane lupo in dobermann occidentale, per convincere i riottosi francesi e tedeschi?

Il caso Vannacci è incidentale o è strumentale? Siamo sicuri che fossero accidentali i cinque stelle, ed altri fenomeni politici italiani? Si c’è il caro benzina, il caro bollette, l’RdC, ma riusciamo noi italiani ad alzare la testa dal nostro piccolo ombelico e capire cosa facciamo nel mondo, o cosa ci fanno fare? Vannacci nell’opinione pubblica facilona avversa è un pazzo sclerato. E se non fosse tale? E se ci fosse un disegno per tempi di crisi e scelte ardue? Se ci fosse dietro qualcuno?

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Qualche commentatore ha stroncato il libro in quanto scritto male. E se menti raffinate volessero proprio un libro scritto male perché gli italiani, diciamolo, sono analfabeti di ritorno, e in una cosa semplicistica e scritta male ci si identificano più facilmente?

Poniamocela qualche  domanda. Quando apparve Forza Italia mio padre, da vecchio democristiano, mi disse non ha dove andare. Invece fu un fenomeno che per trent’anni servì ad uno scopo. Quale ce lo diranno gli storici, ma le cose non sono mai così incidentali, sono frutto di scelte, opzioni, trattative che possono prendere una direzione o un’altra. C’è sempre qualche entità che si muove dietro le quinte, specialmente in una fantasiosa e particolare democrazia come quella italiana. In Italia ci fa comodo credere esistano i Poteri Forti, che sono purtroppo dei poteri minimi in confronto agli scenari che ci gravitano intorno. Ai tempi di Andreotti e Craxi almeno avevamo chi lo capiva, ed in parte gestiva, oggi mettiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi.