Russia

Gli errori russi e la tenacia ucraina: chi sta vincendo la guerra?

Domani è il fatidico 9 maggio. A fare previsioni sulle guerre si rischia quasi sempre di fare gran brutte figure, ma si può lo stesso fare un punto della situazione militare.

È difficilmente contestabile che l’”operazione militare speciale” non sia andata come previsto da Putin e dai comandi russi (vedi intervista a Lukashenko di giovedì). Il turning point in realtà è avvenuto quasi subito, ed è l’operazione iniziale (24-25 febbraio) su Kiev e Hostomel fatta dalle forze speciali e aviotrasportate russe che è risultata un totale fallimento (distruzione dei reparti speciali con centinaia di caduti). L’obiettivo (chiamiamolo piano A, confermato da varie fonti anche russe) era di prendere i centri nevralgici di Kiev, far cadere il governo e arrivare ad una rapida resa dell’esercito ucraino. A sud invece le forze russe nei primi giorni hanno sfondato il fronte (piallando le unità ucraine) e hanno conseguito sensibili vantaggi territoriali (Kherson) dovendosi poi arrestare per mancanza di risorse (una costante di questa guerra come vedremo) e venendo poi stabilizzate dagli ucraini.

Il successivo piano B nell’area di Kiev si è dimostrato pure abbastanza disastroso, dato che le (molto consistenti) colonne corazzate russe sono state mandate avanti senza sufficiente supporto aereo e di artiglieria e, soprattutto, senza abbastanza unità di fanteria, necessarie in quel tipo di territorio relativamente accidentato. Il risultato è stato di avere perdite molto elevate sia di uomini che di mezzi (circa il 25/30% delle unità impegnate) che hanno determinato il ritiro completo delle forze russe a fine marzo, e, in sostanza, la sconfitta nella battaglia di Kiev.

Perché il comando russo, invece di concentrare le forze (già non sufficientemente elevate rispetto a quelle ucraine) su un obiettivo primario, le abbia disperse su tre/quattro assi (Kiev, Kharkiv, Donbas e sud) resta un mistero (come pure la scarsa pressione, per settimane, dell’aviazione russa sugli obiettivi strategici ucraini). Fallito il piano B, Putin ha dichiarato il piano C (la conquista del Donbas, accerchiamento delle forze ucraine e il consolidamento delle conquiste a sud) che è tuttora in corso di svolgimento. Da una parte i russi hanno modificato le loro tattiche (uso consistente dell’artiglieria, maggiore coordinamento durante di attacchi, maggiore uso di droni e forze speciali per colpire le posizioni, qui stabili, ucraine) che hanno portate ad alcune successi locali (in primis la zona di Izyum dove hanno fatto le avanzate maggiori). Dall’altra, il piano C è stato lanciato molto in fretta con la conseguenza che le unità russe sono state spostate molto rapidamente dall’area di Kiev senza avere un tempo di recupero e di rigenerazione, e questo non ha risolto la cronica carenza di uomini per avere un secondo scaglione per consolidare le avanzate (dei 90 gruppi tattici a livello di battaglione impiegati dai russi, solo una parte è a pieno organico).

Morale della favola: gli ucraini hanno sempre il tempo di ricostruire una linea difensiva spostandosi di qualche km. Oltre a ciò, il sistema difensivo ucraino si è dimostrato solido, anche sotto pesanti bombardamenti, e l’arrivo dei materiali occidentali (artiglieria in primis) sta consentendo agli ucraini di sviluppare controffensive a Kharkiv e anche, più limitate, nella zona di Kherson. È opinione comune che il comando russo abbia gravemente sottostimato sia la portata dell’operazione che il potenziale bellico ucraino, oltretutto usando tattiche troppo tradizionali e spesso inadatte al territorio. Ancora più grave il non sfruttare la netta superiorità aerea (anche se non completa, l’aviazione ucraina continua a volare), anche se va detto che l’antiaerea ucraina si è dimostrata assai efficace (circa 100 tra aerei ed elicotteri da combattimento abbattuti). Anche la terribile battaglia a Mariupol, ad oggi non ancora finita, ha dimostrato una sorprendente difficoltà russa a concretizzare anche in netta superiorità numerica. Come pure sul fronte navale, dove sono riusciti a farsi affondare la nave ammiraglia e, forse, un’altra nave maggiore (da confermare).

Gli ucraini hanno impostato (soprattutto nella battaglia di Kiev) una guerra molto “contemporanea”, con ampio uso di mezzi tecnologici (anche civili, come i droni) e di unità ad alta mobilità difficilmente intercettabili, che colpiscono rapidamente e spariscono. Su un fronte pianeggiante e più statico, chiaramente le cose si sono fatte più difficili per gli ucraini, che sono costantemente sotto pressione (ma sembrano tenere). Gli equipaggiamenti occidentali (missili controcarri e contraerei, poi artiglierie e in generale strumenti elettronici) si sono dimostrati decisamente superiori a quelle russi, ancora quasi tutti di origine sovietica. E anche le armi ucraine (Neptun) si sono dimostrate niente male. Sicuramente le tecniche usate dagli ucraini soprattutto nella battaglia di Kiev (dispersione, mobilità, uso dei droni, guerra elettronica e comunicazioni efficaci) hanno funzionato molto meglio di quelle tradizionali russe e segneranno un cambiamento nel modo di fare la guerra. Il modello di guerra ereditato dalla seconda guerra mondiale (grandi masse di mezzi e uomini concentrati) si sta dimostrando troppo lento, macchinoso e oneroso rispetto a quello che si può fare con meno uomini e mezzi ma più evoluti e mobili (cosa già prevista e sviluppata dagli americani nelle loro ultime dottrine come la MDO, va detto).

Difficile capire le possibili evoluzioni. L’Ucraina è da più di due mesi sotto pesanti bombardamenti (quasi 3.000 missili lanciati, oltre a bombardamenti tradizionali aerei di artiglieria) ed ha subito danni umani e materiali gravissimi. Però le sue forze armate non sono state sconfitte, anzi hanno colto successi inaspettati (anche sul fronte navale senza nemmeno avere più una flotta), e potrebbero trovare le risorse per lanciare una controffensiva, potendo contante su consistenti stock di armi (che forse conviene anche sostituire visto il nuovo clima internazionale e le nuove tecniche di guerra) e aiuti economici occidentali. La Russia ha potenzialmente enormi risorse umane (ma non addestrate, attualmente già il 50% dei battaglioni operativi russi è impegnato in Ucraina e pochi sono a pieno organico) e stock di materiale bellico (vecchiotto), una forza aerea nettamente superiore (che curiosamente ha utilizzato finora abbastanza prudentemente), ma ha già subito perdite (uomini, mezzi, denaro) molto consistenti, un evidente danno di “immagine” e rischia di pagare un prezzo politico ed economico ancora più alto in futuro, forse spropositato rispetto ai risultati che vuole conseguire.

In realtà la guerra non conviene più né a russi né a ucraini, ma attualmente nessuno vede un’utilità nel fare un accordo: gli ucraini perché dovrebbero accettare cessioni territoriali mentre non sono stati sconfitti sul campo, i russi perché dovrebbero riconoscere una sorta di vittoria ucraina e cedere le loro conquiste territoriali (cosa che hanno appena dichiarato di non voler fare).