Come a Ellis Island i migranti verranno tassati. Gli italiani che arrivavano a NY venivano imprigionati, lì si per breve tempo, visitati per capire se portavano malattie, e tassati per entrare liberi in America come nuova forza lavoro spesso a basso costo. La tassazione era dura ma sopportabile e sostenibile dopo un viaggio di terza classe tra vomito e odori di sentina.
La tassa ai migranti per uscire dai centri di detenzione fino all’indefinita data della risposta alla richiesta di asilo, di 4.938 euro sa di Ellis Island, solo che lì forse era più accettabile. Intanto non c’era stata la grande svolta nei diritti umani del dopoguerra con la creazione dell’ONU, e poi in proporzione al viaggio, meno costoso e più sicuro, rispetto agli stupri di massa, le violenze e le morti in mare.
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Sembra che i 4.938 euro siano stati calcolati dal ministero degli interni sui costi per un periodo x indefinito, e su quelli di un eventuale rimpatrio per i non aventi diritto all’asilo. A noi perplime soprattutto la cifra di 38 euro, sa di finto calcolo per non scrivere 5.000 nel decreto, per dare una parvenza di efficiente macchina burocratica, che ha svolto approfondite analisi di contabilità di Stato da Intelligenza artificiale. Saranno i prefetti ad incassare le somme come il famoso fiorino del film Non ci resta che piangere di Troisi e Benigni. Immagino forse che i 38 euro saranno forse la diaria dei prefetti per l’incasso delle somme, qualcosa anche a loro si deve pur dare per questo gravoso incarico, avrà pensato il Prefetto Capo Piantedosi.
I milioni di immigrati italiani entrati dalla porta d’America di Ellis Island penseranno di essere stati molto più fortunati 100 anni fa rispetto a questi disperati tassati due volte, dai criminali trafficanti di esseri umani e poi dai rispettabili prefetti italiani. Per loro di fatto sono due furti eguali alla loro disperazione ed al principio di eguaglianza che ha ispirato l’illuminismo europeo. Chi è ricco esce chi è povero resta in carcere.