Il governo Meloni le tenta tutte, ma il modello “Ruanda” non è la soluzione

Giorgia Meloni sta considerando la possibilità di emulare l’accordo sull’immigrazione del governo britannico. Questo è emerso durante il suo incontro con il presidente Kagame a New York. A differenza del governo inglese, Meloni non ha l’intenzione di inserire questa iniziativa nei programmi ufficiali. Tuttavia, si è dimostrata aperta a un’analisi approfondita “al di là delle manipolazioni dei media”.

Durante una visita precedente a Downing Street, Rishi Sunak aveva suggerito a Meloni di studiare le ragioni di successo del Ruanda come “miracolo economico africano”. Questo ha spinto Meloni a cercare un incontro con Paul Kagame, il presidente ruandese, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Durante questo incontro, sono state discusse questioni riguardanti lo sviluppo, la cybersecurity e un potenziamento dei legami diplomatici.

Mentre il governo italiano ha dichiarato che l’immigrazione è solo un aspetto marginale delle discussioni, questo dettaglio non può essere trascurato. Il Ruanda è associato agli accordi controversi con il Regno Unito riguardo alla deportazione dei migranti in attesa di risposta alle loro richieste d’asilo.

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Meloni non sta progettando direttamente di replicare l’iniziativa britannica, ma sta valutando la possibilità di intraprendere trattative simili con altri paesi africani. L’obiettivo è evitare il sovraffollamento delle solite località dovuto alle lunghe procedure burocratiche per l’asilo.

La situazione è così delicata che né il Ministero dell’Interno né Palazzo Chigi vogliono escludere a priori nessuna opzione. Oltre alla Tunisia, l’Egitto rappresenta ora una fonte di preoccupazione. Questo paese strategico del Medio Oriente sta affrontando una grave crisi economica e sociale, con riforme in sospeso, un alto debito e stagnazione economica. La leadership di al-Sisi è minata dalle tensioni tra l’amministrazione pubblica, l’esercito e le imprese di stato. Le sue azioni ambigue nei confronti della Russia complicano ulteriormente la situazione.

Le valutazioni del Fondo Monetario Internazionale indicano ritardi e problemi nell’Egitto, mettendo a rischio l’erogazione delle rate del prestito da parte del FMI. Questo potrebbe portare al collasso del governo egiziano, con possibili conseguenze sui flussi migratori che interessano anche l’Italia. Questa situazione preoccupa molte parti, sia negli Stati Uniti che in Italia, poiché temono che una crisi simile possa verificarsi anche in Tunisia, il che potrebbe influenzare la concessione del prestito del FMI a Tunisi, che Meloni sta cercando di sbloccare. Antonio Tajani, che ha avuto un incontro bilaterale con l’omologo egiziano a New York, ha pianificato un viaggio al Cairo a ottobre per discutere ulteriormente la situazione.