Elezioni europee, gli obiettivi dei partiti in vista della conta finale

Nel mese di giugno 2024 ci saranno le elezioni europee, e tutti si stanno domandando se il risultato di questa tornata elettorale gioverà o meno al governo Meloni e all’attuale opposizione parlamentare. Le elezioni europee ci faranno intendere altresì che direzione prenderà l’Europa nel contesto mondiale e nello scacchiere geopolitico, perché la situazione attuale ci sta facendo indiscutibilmente capire che la Cina sta prendendo il timone della nave mediorientale e fatica a dialogare con l’Occidente e gli Stati Uniti, mentre questi ultimi tentano a fatica di rafforzare la NATO e l’alleanza atlantica.

Ecco che l’Europa deve prendere una posizione chiara e quindi la composizione politica nazionale dei vari Paesi che costituiscono l’Unione Europea è di vitale importanza. Difatti, la dura battaglia tra atlantisti – europeisti e populismi filorussi – filocinesi è al centro del dibattito europeo. E in Italia, cosa sta accadendo? Non v’è dubbio che la Meloni stia cercando una sponda atlantista. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che per la sua elezione a primo ministro c’è stato l’assenso dell’amministrazione americana. Al tempo stesso, però, la Meloni cerca in tutti i modi di tenere in caldo lo zoccolo duro del suo elettorato sbattendo i pugni contro la Francia e il problema dell’immigrazione. Tutto ciò sembra, però, agli occhi di chi ha la capacità di analizzare la politica con un po’ più di attenzione, semplici discussioni per ottenere qualche voto in più. In realtà, i problemi sono ben più profondi, perché anche in Italia si dovrebbe discutere di un sistema fiscale e di uno Stato sociale unico europeo. Si dovrebbe discutere di un esercito europeo e di una posizione politica unanime, con un Ministro degli Esteri europeo capace di rappresentare l’Europa con una sola voce. Bisognerebbe parlare di lavoro a livello europeo e di come fare per dare un futuro lavorativo ai giovani, visto che l’Europa ha un problema demografico non indifferente e rischia di diminuire il numero di popolazione che nei prossimi vent’anni potrebbe davvero far paura al vecchio continente. Senza giovani, non c’è futuro, e non siamo competitivi.

Il nemico numero 1 della Meloni resta la crisi economica, che prima o poi busserà alla porta di Fratelli d’Italia con uno schiaffo elettorale pesantissimo, e vedremo se saranno le Europee oppure bisognerà aspettare. Questa seconda ipotesi pare la più accreditata. Gli unici che tentano di fare un ragionamento secondo logica europea ed internazionale sono Renzi e Calenda, che pur mostrandosi divisi, non si è ancora capito su che cosa, parlano sempre di Europa e di sviluppo economico, sociale, culturale europeo. Tajani sta facendo bene il Ministro degli Esteri, nel senso che fa il compito che gli è stato assegnato, ma non sembra essere in grado di lasciare un segno indelebile come solo i veri leader sanno fare.

Salvini insegue Marine Le Pen e l’estrema destra francese. Questa non sembra la strada giusta per mostrare all’interno del centrodestra italiano il fatto che ci sia una seconda leadership in grado di governare il paese, oltre alla Meloni e al suo partito. È del tutto evidente che se Salvini dovesse proseguire su questa linea, sarebbe per lui estremamente complicato dialogare con il Partito Popolare Europeo e con gli Stati Uniti, anche se l’obiettivo strategico di Salvini potrebbe essere quello di dialogare con la destra americana di Trump e i populisti, che con l’alleanza Atlantica e la NATO non hanno nulla a che fare. E allora, per Salvini, addio elettorato moderato.

L’atteggiamento di Salvini pare essere da opposizione perenne e non da leader carismatico di un grande paese come l’Italia, che deve cambiare volto per essere protagonista all’interno dell’Unione Europea ed agire con la forza diplomatica che ha sempre contraddistinto il paese Italia agli occhi del mondo, nei rapporti con le grandi potenze, per parlare di pace e fare accordi commerciali in pace, perché questa è la missione italiana e questa deve essere la missione della Comunità Europea nei rapporti con il mondo.

Il Movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte sembrano anch’essi legati ad una posizione filorussa – filo-cinese, e in tal senso Conte potrebbe avere dei seri problemi nei rapporti con gli Stati Uniti. Noi facciamo parte della NATO e dell’Alleanza Atlantica, e chi si candida a diventare primo ministro del nostro paese e parlamentare europeo ne deve tenere conto.

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Infine, per quanto riguarda il PD e Schlein, se il partito dovesse perdere consensi alle elezioni europee, Bonaccini, che è un liberale europeista, potrebbe riaffacciarsi ed incassare l’attuale Segretaria del PD. Il centro-destra potrebbe implodere a seguito di queste elezioni europee? Potrebbe essere un’ipotesi, a patto che la Meloni scivoli pesantemente nei sondaggi. Non basterà che il primo ministro perda il due, tre, quattro per cento di consensi per poter far scoppiare il caos all’interno del centrodestra. Vediamo perché: Salvini ha già governato con tutti, ha avuto la sua occasione, e non pare il momento per il leader leghista di poter frenare la Meloni e Fratelli d’Italia. Salvini deve attendere ancora un bel po’. Per quanto riguarda Tajani, bisognerà capire che strada intraprenderà Forza Italia, ma è evidente che il Centro si deve rafforzare e allargare le proprie alleanze. Se non ci sarà un partito in tal senso capace di raggiungere almeno il 10-15% di voti, sarà difficile pretendere un cambiamento politico significativo all’interno della coalizione di centrodestra e del programma politico che questa coalizione rappresenta.

Soltanto una forte accelerazione da parte di quei tanti partiti che formano l’aria di centro ed un eventuale federazione di quest’ultimi potrebbe accelerare un cambiamento nello scacchiere politico italiano. È probabile, però, che soltanto dopo le elezioni europee i vari partiti cominceranno a prendersi le misure e a decidere cosa fare e con chi allearsi nei prossimi anni. Tutti guardano al centro perché da lì che può avvenire il cambiamento sia nei confronti del centro-destra sia del centro-sinistra, perché qualora ci fosse Bonaccini nel PD in grado di mettere all’angolo la Schlein, allora questo movimentismo di centro potrebbe coinvolgere anche l’area moderata del Partito Democratico.

È fin troppo evidente che in entrambi gli schieramenti di centro-destra e centro-sinistra i partiti di centristi non ne possano davvero più di dipendere dai partiti populisti ed estremisti. Il problema per loro è che quando ci saranno le elezioni nazionali in Italia, dovranno fare i conti con una legge maggioritaria che costringerà a fare le alleanze, ed è questo il meccanismo che a giudizio di molti rallenta la volontà di rischiare da parte dell’area centrista di cambiare le cose. Probabile che dopo le Europee i centristi cominceranno a dialogare in attesa che la Meloni prenda una seria batosta elettorale, che non sarà alle Europee, nelle quali ci sarà soltanto un lieve calo di percentuale per Fratelli d’Italia. E poi perché i centristi non sono ancora pronti per avanzare nuovi scenari. Le elezioni saranno comunque un banco di prova utile a comprendere chi potrà essere il futuro leader di Centro e, come detto, chiarirà cosa vuol fare l’Europa da grande.