Nessuno vuole le liberalizzazioni. E così i fondi europei sono a rischio

E alla fine il Dl energia, il grande atteso nel Consiglio dei ministri di ieri, non è entrato. Tutto rimandato una settimana dunque. Le ragioni ufficiali rilasciate sono legate a “approfondimenti tecnici” per alcune misure contenute nel decreto elaborato dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin. La realtà però è che la motivazione è molto più politica che tecnica.

In particolare, il Ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, con una delega cruciale sul Pnrr, ha sollevato preoccupazioni sul Dl Energia. Queste preoccupazioni riguardano principalmente due misure presenti nella versione originaria del decreto: il rinvio della liberalizzazione del mercato elettrico di un anno e altre proroghe riguardanti le concessioni idroelettriche. Questi due provvedimenti entrano in diretta contraddizione con gli obiettivi fissati nel Pnrr.

Il rinvio della liberalizzazione del mercato elettrico, noto come “maggior tutela,” è il vero punto chiave di discussione. La liberalizzazione è stata oggetto di ripetuti rimandi, facendo perdurare in un sistema che potrebbe beneficiare di maggiore competitività e scelta per i consumatori dinamiche di mercato distorte.

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Ma il vero problema è che il rinvio mette in pericolo il finanziamento già ottenuto dall’Unione Europea attraverso il Pnrr. La Commissione Europea, infatti, ha già erogato una terza rata di finanziamenti per l’Italia basata sugli obiettivi fissati. Approvare misure che vanno in senso opposto a tali obiettivi potrebbe mettere a repentaglio il flusso dei fondi europei. Questo crea una situazione paradossale in cui il governo italiano è costretto a rinviare una riforma che potrebbe beneficiare i consumatori a causa di paure poco motivate, mentre mette a repentaglio il finanziamento europeo.

Ma il paradosso non si ferma qui. L’opposizione, che in teoria dovrebbe vigilare sul rispetto delle tappe del Pnrr, si è schierata con la fazione antieuropeista del governo. Elly Schlein, Segretaria del Partito Democratico, ha proposto il rinvio della liberalizzazione del mercato elettrico nel contesto delle sue iniziative contro il “carovita”. E pensare che la liberalizzazione stessa era stata negoziata proprio dal Pd.