Il passaggio del Capogruppo di Forza Italia, Stefano Lacatena, nel gruppo consiliare “Con” rappresenta un fatto politico che in Puglia, più che altrove, è diventato un fenomeno preoccupante: il trasformismo della politica e delle sue classi dirigenti, basato interamente su rapporti di potere e privo di qualsiasi progetto politico, che segna la fine della buona politica.
Il consigliere Lacatena è sempre stato un uomo di destra con una militanza in Alleanza Nazionale prima e in Forza Italia poi. Un uomo che, oltre a sedere in Consiglio regionale, è anche consigliere comunale a Monopoli a sostegno di una giunta di centrodestra e che oggi, in conferenza stampa, ha annunciato che non cambierà collocazione in seno al Consiglio comunale. Insomma, qui siamo di fronte più che a un civico uomo del fare, ad un politico dello stare sempre e comunque in maggioranza, indipendentemente dai valori e dai programmi. Ma solo allo scopo di esercitare il potere.
«Destra e sinistra sono alternative, rappresentano valori alternativi. Il centro non è un valore, è una zattera, è un traghetto che va dalla riva destra a quella sinistra: ospita passeggeri quando una delle due rive è debole, rimane senza passeggeri quando tutte e due le rive sono forti». Queste parole di Pinuccio Tatarella, sono state pubblicate in un suo celebre articolo su “Destra politica”.
La citazione di Tatarella non vuole essere un paragone con Emiliano, ma conferma sostanzialmente due verità, della politica pugliese. La prima, Michele Emiliano, è ontologicamente più vicino alla destra che alla sinistra che ha snaturato in Puglia, sino a renderla marginale nelle scelte politiche che contano davvero. La seconda, il tentativo maldestro di giustificare il trasformismo politico in salsa tutta pugliese a cui assistiamo ogni giorno, richiamandosi a Tatarella che non era un trasformista. Di fatto svuotando il centrodestra.
Tatarella non è mai passato dal centrodestra, che ha immaginato prima di altri, al centrosinistra come se fosse un qualsiasi Clemente Mastella, vera musa ispiratrice di Emiliano, in grado di stare tranquillamente al governo con la destra o con la sinistra, senza differenza alcuna. Quando nel 1996 il centrodestra andò all’opposizione, Tatarella non mollò, non passò dall’altra parte, anzi, riprese a tessere la sua tela con lungimiranza e senso pratico, riportando in edicola «Il Roma», provando a superare l’idea iniziale del Polo della Libertà, lavorava per ampliare la coalizione sia verso l’area laica che verso quella cattolica.
Arriviamo, così, al suo ultimo progetto politico «Oltre il polo», da molti citato senza averne capito il reale senso politico, ma solo per legittimare personali operazioni di potere prive di cultura politica. Nella sua ultima intervista, apparsa su «Il Giornale» proprio la mattina della sua prematura scomparsa, «Mai stato fascista. M’iscrissi al Msi solo perché il partito più anticomunista» il titolo di quello che viene considerato il suo testamento politico, Pinuccio Tatarella affermava di voler portare il centrodestra «oltre» i suoi confini, non per diventare altro, ma per costruire la casa degli italiani non di sinistra al 65%.
«Voglio riprendermi i voti di chi nel 1996 ha votato Ulivo, ma nel 1994 aveva scelto il Polo, i voti dei commercianti, tabaccai, sindacati autonomi» era il suo ragionamento, mai si sarebbe sognato di prendere pezzi eletti a sinistra e portarli a destra, perché parlava agli elettori non agli eletti. Emiliano, invece, persegue, esattamente, il percorso contrario di Tatarella, diventa altro dalla sinistra, per andare oltre i confini, imbarcando tutto e il contrario di tutto per giustificare ciò che è ingiustificabile su un piano etico e morale, prima che politico e meritocratico. Ad Emiliano interessano i voti, a Tatarella interessavano le intelligenze.
(Giuseppe Romito è Coordinatore Regionale di Buona Destra Puglia)