Cosa succede alla collettività quando il PIL cala? Crollano le intenzioni di investimento, soprattutto di coloro che hanno il loro ciclo collegato alla domanda interna, cadono i consumi, perché le aspettative di crescita del proprio tornaconto scendono, e scendono le propensioni ad aprirsi, si comincia a giocare in difesa, all’italiana, ci si aspetta tempi grami, si rimanda un progetto, spesso un figlio. Cadono le speranze e le sostanze, crescono i cattivi pensieri e i malumori del Paese. La governance si rimangia le promesse e le maggioranze si assottigliano, si squagliano, il clima sociale diventa impazzito come quello meteorologico.
Cosa si può fare? Si aumenta il debito usando la finanza pubblica per sostenere i consumi, oppure si realizzano investimenti veloci e produttivi, oppure ce la si prende con il nemico straniero, che sia la BCE o l’immigrato. Il PIL non cresce lo stesso, ma l’opinione pubblica si distrae.
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Cosa può fare una seria Premier? Sostituire Giorgetti per esempio, troppo bocconiano, British, tifa unico in Europa Southampton, legato alle Banche ed ai banchieri più che ai risparmiatori.
E chi ci mettiamo? Ma è facile! Antonio Albanese ovviamente. Ma chi l’attore? E certo. Può funzionare come il consulente strategico di “Un gatto in tangenziale”, che capisce che la rigidità europea sbaglia, che l’Italia vera non è quella di Capalbio, ma quella di Coccia di morto.
E se l’Europa matrigna non recepisce la critica sociale? Allora può interpretare la variante calabrese, quella di Cetto la Qualunque, che da via XX settembre al MEF, grida al diavolo deficit e regole. Chiù PIL per tutti! E come viene si conta.