Gli Obelix moderni: una cultura alimentare dannosa per l’Europa

Potremmo immaginarci tutti come degli Obelix, il noto personaggio dei fumetti di Goscinny ed Uderzo, interpretato al cinema da un obeso Gerard Depardieu, intenti a mangiare cinghiali a gogò e a bere cervogia tiepida, antesignana della birra.

La prima società europea per capitalizzazione di borsa è la danese Novo Nordisk, società farmaceutica produttrice dell’Ozempic, farmaco nato per il diabete ma usato ovunque ormai per dimagrire, che ha superato quella che fino ad ora imperava nelle classifiche, la LVMH leader mondiale del lusso, con testimonial modelle magrissime se non anoressiche.

Di fatto il peso del grasso batte la longilineità di Dior e compagnia. Noi europei siamo obesi e il nostro primo problema è calare dal grasso eccessivo. L’opulenza, il troppo cibo, il grasso nei neuroni, oltre che nei pantaloni, è sempre stato un simbolo di decadenza di un impero, soprattutto davanti a popoli affamati e magri alle porte.

Leggi anche: La Cina e i BRICS: quando la seta ha il baco

Questo primato del farmaco dimagrante, usato per altro impropriamente, infatti è stato considerato farmaco carente per i malati di diabete a cui era destinato, con noti personaggi che lo promuovono, simboleggia l’area geopolitica europea del grasso distinta da quella della fame e carestia africana.
C’è altro da capire su cosa ci aspetta in termini di flussi migratori in Europa se noi ci mangiamo pure i tavolini e loro muoiono di fame? Il grasso che cola, da qualunque cosa esprimi l’Europa, è lo spot perfetto per invogliare moltitudini, che hanno poco o nulla con cui sfamarsi, a venire da noi. E non ci sono Frontex che tengano, davanti alla nostra Sfrontatezza alimentare.

Non capiamo che dobbiamo riequilibrare le risorse agroalimentari, e fare un poco ingrassare loro e un po’ nutrirci meno noi? Se no saranno quei popoli che si “mangeranno”, in senso demografico, noi europei, grassi e succulenti, come i cinghiali arrostiti di Obelix. Speriamo che non ci cada il cielo sulla testa, la frase che concludeva le storie degli intrepidi Galli di Asterix ed Obelix.