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Macron disegna una grande Europa aperta a Kiev e Londra

Ieri le più alte istituzioni della Unione Europea si sono riunite a Strasburgo per celebrare la Giornata dell’Europa. Emmanuel Macron, fresco di nomina all’Eliseo, ha parlato non solo da presidente di turno del Consiglio dell’Ue ma come un vero leader europeo. Macron ha fissato due direzioni strategiche per il futuro dell’Europa. Una Europa nuova, più ampia, più forte e capace di decidere. Da una parte la modifica dei Trattati esistenti, per superare la unanimità delle decisioni tra i 27, dall’altra l’idea di una ‘comunità allargata’ da Londra a Kiev, dalla Gran Bretagna all’Ucraina.

La questione della modifica dei trattati europei era congelata da molto tempo. Era stata messa in stand by almeno dal 2007, con la approvazione del Trattato di Lisbona. Ora Macron la rimette al centro nell’Europa colpita dal Covid e dalla guerra in Ucraina. In linea con il presidente del consiglio italiano Draghi e con la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen. Certo, i trattati attuali hanno permesso di raggiungere risultati importanti. L’acquisto dei vaccini, per esempio, oppure il Next Generation Eu. Ma è arrivato il momento di superare il meccanismo dell’unanimità che su tante scelte strategiche blocca e rallenta le politiche europee. Basti pensare alle lungaggini nelle trattative tra i 27 per approvare il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia.

Macron spiega che “un’Europa a più velocità, esiste già”, che la modifica dei trattati non deve escludere i Paesi Ue ma “non dobbiamo nemmeno lasciare che i più scettici blocchino tutto”. Il richiamo è “fedele alla nostra storia”, a Jacques Delors e ai padri fondatori della Europa. L’altra proposta avanzata da Macron è di creare un nuovo soggetto, più grande della Ue, per accogliere i quei paesi che hanno nella Europa la loro bussola per il futuro. Ue più ampia che permetta a Paesi come l’Ucraina, di integrarsi progressivamente nella Unione, nel rispetto dei tempi stabiliti, più lunghi e legati alle riforme, per l’ingresso vero e proprio.

Macron la definisce ‘comunità politica europea’, ne parla come di una “nuova organizzazione europea” che “consentirebbe alle nazioni europee democratiche che aderiscono al nostro insieme di valori di trovare un nuovo spazio di cooperazione politica, sicurezza, cooperazione nel campo dell’energia, dei trasporti, degli investimenti, delle infrastrutture, della circolazione delle persone e in particolare dei nostri giovani”. Il modello è quello del Consiglio d’Europa, della Eurozona o di Schengen. Il richiamo anche in questo caso è ai padri fondatori, a Mitterand che nel 1989 proponeva la creazione di una confederazione europea per gli Stati dell’Europa orientale usciti dalla dittatura sovietica.

Il tema per Macron è “organizzare l’Europa da un punto di vista politico e più ampio dell’Unione europea”. Anche perché per l’adesione dell’Ucraina, che nei fatti è già sul percorso europeo, ci vorranno anni, se non decenni, sottolinea il presidente francese. Mentre la nuova ‘comunità’ permetterebbe una collaborazione più immediata a chi vuole entrare nella Ue. Della modifica dei trattati si parlerà al Consiglio europeo di giugno. Per la ‘comunità allagata’ bisognerà superare lo scetticismo dei Paesi che la vedono come una mossa “prematura”. Ma la direzione è tracciata. Macron, Draghi e von der Leyen sono allineati. “Abbiamo già una forma giuridica, ma non abbiamo una forma politica” per stabilire legami con i “paesi vicini all’Europa”, ha detto Macron. Questo potrebbe essere un modo “per procurare stabilità” e una forma di cooperazione con Paesi come la Gran Bretagna.