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Ma per caso la Russia ha finanziato i gruppi ambientalisti occidentali?

L’11 marzo scorso, due deputati Repubblicani del Congresso Usa, Jim Banks e Bill Johnson, hanno inviato una lettera al segretario del Tesoro Yellen. Nella lettera, i deputati hanno chiesto di aprire una indagine su di una presunta manipolazione russa dei gruppi “green” americani. Alcuni gruppi ambientalisti, questa la accusa, sarebbero stati finanziarti con donazioni anonime russe.

Parlando a Fox News, Banks ha detto che “La Russia ha speso milioni per promuovere campagne contro le nostre politiche energetiche”. In tutta Europa, Italia compresa, ci sono ricchi giacimenti e riserve di gas. Sfruttare queste risorse significherebbe limitare e ridurre la nostra dipendenza energetica dal gigante russo della energia, Gazprom. Lo stesso discorso vale per il nucleare, che sarebbe una fonte alternativa e non inquinante.

C’è stato e c’è dunque un interesse del Cremlino a orchestrare di soppiatto una vasta campagna di disinformazione contro l’uso del gas e del nucleare europeo? E questa campagna è davvero avvenuta finanziando in modo nascosto, magari senza neanche mostrarsi realmente per quello che si era, i gruppi ambientalisti e antinuclearisti?

Nel 2014, l’allora segretario generale della NATO, Rasmussen, metteva in guardia gli alleati su “report che parlano della Russia come parte di un sofisticato network di informazione e disinformazione, in grado di ingaggiare attivamente le cosiddette Ong ambientaliste per spingerle a contrastare l’uso dello shale gas, per mantenere la dipendenza europea dal gas russo importato”, con tanto di schema e triangolazioni via Bermuda su come avvenivano i finanziamenti.

Insomma, forse qualche domanda dovremmo farcela su certa malintesa propaganda ambientalista che negli ultimi 10 anni ha imposto una visione regressiva sull’energia. Impedendo a molti paesi compreso il nostro di sviluppare il necessario mix energetico per soddisfare il proprio fabbisogno interno.