L’ottimista (e ingenua) Giorgia Meloni. Storia di una riforma senza possibilità

“Un ballon d’essai”. Così Giuliano Urbani ha definito la riforma costituzionale proposta dal governo Meloni. L’ex docente universitario e co-fondatore di Forza Italia, in un’intervista rilasciata, ha espresso i suoi dubbi (e non solo suoi) di una riforma costruita male. E se le critiche arrivano da un uomo di destra, vecchio teorico “egemone” del terzo partito di maggioranza, queste hanno ancora più valore.

Pur non volendosi sbilanciare, i dubbi lungo l’intervista appaiono limpidi. E dunque pur elogiando la volontà di favorire governi più stabili, punto di facile condivisione per chiunque sia intellettualmente onesto, l’incomprensione sulla scelta della forma del premierato rispetto alla più consolidata – a livello mondiale – di quella presidenzialista, è evidente.

Ma oltre alle facili incomprensioni sulle scelte del governo, i problemi sono principalmente tecnici. L’elezione diretta del premier senza un meccanismo che comporti lo scioglimento del Parlamento in caso di sfiducia o dimissioni del primo ministro denota una verità scomoda: non si è sicuri. Si vuole discutere. Come sottolineato da Urbani se il principio da voler attuare è il simul stabunt simul cadent, allora è incomprensibile come non sia stata inserita la norma fin da subito. Insomma, manca l’accordo.

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Tuttavia la parte più debole della proposta è un’altra. La norma anti-ribaltone fondata sulla possibilità che il capo dello Stato dia l’incarico a un altro parlamentare, collega di maggioranza del premier eletto e poi cessato dalla carica. Una situazione surreale, usciti dalle pagine inchiostrate della riforma, tornati alla realtà, “se c’è una vera crisi questo è un pannicello caldo.”

Insomma, per riuscire a far passare una riforma del genere l’unica speranza è un gentleman agreement con l’opposizione. Difficile immaginare un Elly Schlein disposta a sedersi al tavolo per discutere. E allora rimane il referendum. Ma come dice Urbani: “è da incoscienti fare affidamento sul referendum. È una puntata massima alla roulette.”

Con che premesse parte allora questa riforma? Come si può pensare di riuscire ad attuare una proposta di cui l’unica cosa che spicca all’occhio sono le infinite problematiche che presenta? Ad essere buoni, non volendo intraprendere una critica basata sull’inadeguatezza di chi sta governando il nostro paese, sulla sua inaffidabilità e incompetenza, si può almeno dire che questa iniziativa appaia “ottimista e ingenua”.