Lo strabismo dei pacivendoli nostrani, sudditi dell’autarca di Mosca

Un pacifismo strabico, tanto caro ai pacivendoli di casa nostra. Un pacifismo strabico e atavico, già noto dagli anni ’90 quando si sventolavano le bandiere contro l’intervento della Nato nella ex Jugoslavia, dove le milizie serbe di Slobodan Milosevic sostenute da Mosca compivano lo stesso genocidio – Bucha docet – che Mosca oggi sta compiendo in Ucraina.

Perché mostrare in piazza i vessilli arcobaleno, come fanno la Cgil, l’Anpi e una certa bassa politica, per poi dichiararsi contrari all’invio di armi all’Ucraina e all’embargo per il gas russo è uno strabismo inaccettabile. Uno strabismo colpevole cresciuto a pane e antiamericanismo, impersonato da chi non si cura del fatto che la libertà di mostrare il proprio dissenso è dovuta all’essere nati in un’area democratica del mondo. Dove gli oppositori non vengono imprigionati come traditori o, peggio ancora, avvelenati. Dove paesi con governi democraticamente eletti non vengono invasi e distrutti dal folle autarca che sazia la sua sete di potere col sangue di migliaia di innocenti.

I pacifisti italiani, miopi oltre che strabici visto che restano incrollabilmente filo russi perfino davanti alle atroci immagini di Bucha, non considerano che in ballo in questa guerra non ci sono gli Stati Uniti contro la Russia bensì la democrazia e i suoi valori contro l’autarchia coi suoi orrori. Non vedono oltre la loro vuota retorica, che invece di fermarlo il conflitto, lo alimenta con la sudditanza cieca allo zar di Mosca.