L’incoerente politica economica del governo Meloni

Il cammino del governo italiano appare certamente accidentato, e ciò solleva numerose preoccupazioni riguardo al futuro economico del paese. Gli indicatori attuali non sono promettenti, sia a livello interno che esterno. La recente recessione annunciata nei risultati del secondo trimestre pone sfide significative per il raggiungimento dell’obiettivo di crescita dell’1%. Inoltre, l’aumento dei tassi da parte della BCE, con la cessazione degli acquisti di titoli italiani da parte della stessa mettono ulteriormente a dura prova la stabilità finanziaria del paese.

Il governo si trova in una posizione difficile poiché non può permettersi una manovra a debito e dispone solo di una piccola parte dei fondi necessari. La quarta rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), fondamentale per il futuro del paese, è incerta e deve essere consegnata entro dicembre.

Questa situazione implica che molte promesse elettorali potrebbero non essere mantenute. Gli interventi nella materia fiscale, come la riduzione del cuneo e l’accorpamento dei primi due scaglioni dell’Irpef, potrebbero risultare di modesta portata per i cittadini, ma gravosi per le finanze statali. Gli investimenti in settori cruciali come l’istruzione e la sanità sembrano insufficienti, mentre progetti di grandi opere come il ponte sullo Stretto potrebbero rimanere sottofinanziati.

La questione fondamentale riguarda da dove verranno trovati i fondi mancanti. Questa sfida richiede una riflessione sul modo in cui il governo gestisce il rapporto tra politica ed economia.

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Il governo attuale, con una matrice ideologica influenzata dal populismo, sembra oscillare tra un approccio di “laissez-faire” economico, definendo le tasse come “pizzo di Stato” e opponendosi al salario minimo, e una volontà di intervento politico diretto, come dimostrato dalla tassa sugli extra-profitti bancari. Tuttavia, questa politica sembra mancare di una visione organica e a lungo termine, concentrandosi spesso su soluzioni emergenziali e interventi settoriali. Questo approccio può portare ad un aumento delle disuguaglianze economiche da un lato, dall’altro non è allineato con l’obiettivo di libertà economica a beneficio dell’utilità sociale, come sancito dalla Costituzione italiana.

L’Italia si trova di fronte a sfide economiche significative e la gestione del governo richiede una chiara visione e una strategia a lungo termine per affrontarle in modo efficace e sostenibile. La mancanza di una direzione chiara e di un piano strategico solido potrebbe compromettere il futuro economico e sociale del paese.