Giorgia Meloni e l’inutile pugno duro della legge

Per la conferenza stampa è tutto pronto, manca solo Giorgia Meloni. Alla fine arriva, in ritardo ma sicura di sé, pronta a mostrare a tutta Italia il pugno duro della legge. La storia non si cancella mai del tutto. Il mondo da cui Meloni arriva è sempre stato quello lì. Ci vuole ordine. Non mentale, su quello il governo ancora fatica, trasportato dal vento delle intemperie. No, quello lasciamolo stare per ora, bisogna concentrarsi su ciò che si conosce, su ciò per cui si è conosciuti e apprezzati. Ed ecco dunque iniziare la conferenza stampa, distintivo alto e volto fiero. Ecco il decreto Caivano, pene più gravi ma prevenzione assente. Perché il problema è sempre quello (e magari fosse un problema solo della destra).

Il gioco è facile, quando non si sa che fare aggiungi un reato, o almeno intensifica la pena di uno già esistente. Il costo politico è poco, quasi nullo, e il risultato paga. Da sempre l’idea che si stia agendo, che il governo sia sul pezzo, che si indigni insieme al popolo davanti alle ingiustizie e che insieme al popolo aumenti le pene per dire definitivamente stop a questi orrori (qualunque essi siano). Ma la verità è un’altra. Senza prevenzione le pene si possono aumentare quanto si vuole, ma da sole non elimineranno o diminuiranno alcun tipo di reato.

Ma alla fine a chi importa se abbiano effettivamente qualche effetto reale di prevenzione. Paga, e questo governo ha più che mai bisogno di dare segnali di vita. E quando non si sa che fare… rave illegali, aumentate le pene fino a sei anni. Traffico di migranti, aumentate le pene fino a trent’anni. Violenza di genere, aumentate le pene fino a cinque anni. Violenza contro il personale sanitario, aumentate le pene di un terzo. Violenza contro il personale scolastico, aumentate le pene fino a sette anni. Omicidio nautico, aumentate le pene fino a dieci anni. Reato universale di gestazione per altri, aumentate le pene fino a due anni. Occupazione abusiva di immobili, aumentate le pene fino a due anni. Incendi boschivi, aumentate le pene per i piromani fino a sei anni di carcere. Ecco in dieci mesi tutti gli aumenti di pena approvati dal governo, Di questo passo la criminalità verrà per sempre eliminata (e con l’aggiunta della precedente abolizione della povertà diventeremo il paese migliore al mondo).

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Questa strategia di Giorgia Meloni ha tuttavia un secondo fine, ed è quello di pararsi dai colpi dell’alleato Salvini. Anche la Lega di Matteo ha da sempre un occhio di riguardo per la sicurezza (soprattutto da quella contro gli immigrati). Bisogna stare attenti. Il rischio che rubi voti da qui alle prossime elezioni europee sono alte, e dunque bisogna ricorrere ai ripari. Fratelli d’Italia non ha certo intenzione di far cambiare gli equilibri della maggioranza. E quindi sventola alta la bandiera “legge e ordine”, e non ha nessuna intenzione di fermarsi. E quindi nel frattempo in parlamento sbucano nuove proposte per eliminare definitivamente altri reati grazie all’imprescindibile aumento delle pene: istigazione all’anoressia, proposta reclusione fino a quattro anni. Istigazione alla violenza sui social, proposte pene fino a cinque anni. Muri imbrattati, proposta reclusione fino a un anno. Acquisto di merce contraffatta, proposte pene fino a un anno. Truffa ai danni di soggetti minori o anziani, proposte pene fino a sei anni. Dispersione scolastica, proposto aumento di pena fino a due anni per i genitori che non mandano i figli a scuola. Baby gang, pene più severe per i minorenni, fino a cinque anni per spaccio.

Intanto l’inflazione è ancora alta, il Pil arretra e c’è Patto di Stabilità che ritorna e fa paura. C’è un Pnrr di cui dell’ultima tranche rischiamo di perdere 500 milioni. C’è un paese che aspetta riforme strutturali in praticamente ogni ambito della politica. Però che importa, come detto da Meloni stessa «Se serviranno altre norme, andremo avanti», perché quando non si sa che fare…