di Claudio Desirò
Finalmente, queste 72 ore di follia istituzionale, che ha coinvolto Governi ed Istituti di Farmacovigilanza nazionale, si sono concluse e lo hanno fatto nell’unico modo razionalmente possibile, cioè con la dichiarazione di EMA, circa la sicurezza terapeutica del tanto chiacchierato vaccino AstraZeneca. Non che ci volessero grandi consultazioni di esperti per comprendere come, anche se fossero stati correlati al vaccino stesso, 25 casi di coagulazione intravascolare avvenuti in una popolazione di 20 milioni di vaccinati, fossero statisticamente trascurabili nel bilancio rischio-beneficio del vaccino stesso. Certo, con un po’ di razionalità, tutto questo clamore si sarebbe potuto gestire diversamente, in attesa dei risultati delle autopsie che hanno, tra l’altro, escluso qualsiasi correlazione con la somministrazione del vaccino, sottolineando anche come si tratti di un numero di episodi normalmente riscontrabili nella popolazione generale. Infine, sarebbe stato utile spiegare alla popolazione che anche i vaccini, come qualsiasi altra sostanza farmacologica, possono causare effetti collaterali, all’ordine del giorno in tutti quei farmaci che tutti noi utilizziamo quotidianamente, spesso con leggerezza.
Ma la razionalità e l’approccio scientifico sono stati surclassati dall’irrazionalità delle decisioni del momento, lasciando spazio a decisioni emozionali dettate dal clamore suscitato dai media, alla spasmodica ricerca della visualizzazione in più che, a sua volta, ha innescato un’onda social di preoccupazione in tutti coloro che, giustamente, non hanno i mezzi per gestire emotivamente la situazione che si è andata a creare.
Purtroppo, i danni di questa 3 giorni dell’irrazionalità istituzionale, le cui colpe sono da ricercare nella classe dirigente a più livelli, sono evidenti e le conseguenze le pagheremo tutti noi.
Il primo danno, il più immediato, è il ritardo che si aggiunge allo sviluppo della campagna vaccinale. Tre giorni in cui i vaccini AstraZeneca non sono stati inoculati e che causeranno, ben che vada, almeno tre giorni di ritardo nella campagna vaccinale, tre giorni in più di pandemia, tre giorni in più di restrizioni e di conseguenze alla nostra economia e, purtroppo, ulteriori tre giorni di conta di vittime altrimenti evitabili.
Ma il danno ancor più evidente, se si ascoltano le sensazioni della popolazione media, ricade nel senso di sfiducia, preoccupazione e sospetto con cui ora sono guardati tutti i vaccini, nessuno escluso. In un mondo in cui i manovratori da social ed i diffusori di fake news scientifiche, la fanno da padroni su tutti i social, questa gestione irrazionale ed emotiva ha offerto il fianco a nuove speculazioni sul tema. Oggi, anche coloro che non sono da considerarsi no-vax, rischiano ora di non volersi più sottoporre alla vaccinazione, facendo diventare utopico il sogno dell’immunità di gregge. Molte delle persone che in questi giorni chiedevano indagini scientifiche per sentirsi tutelati, ora non si accontentano e non si fidano delle motivazioni EMA, dichiarando di non volersi comunque sottoporre al vaccino.
Questi danni, evidenti ed evitabili, se la politica contemporanea non fosse divenuta, ovunque, intrisa di populismo, ricadranno sulle spalle di tutti noi, sull’economia dei paesi coinvolti e sulle modalità di socialità cui dovremo sottostare per ancora diversi mesi.
Evidenti errori politici, dettati dal panico, irricevibili dalle classi dirigenti che dovrebbero farsi carico, razionalmente, della responsabilità della guida delle rispettive comunità.