Dietro la strategia della tensione: Berlusconi un caimano che non azzanna più

Che non erano rose e fiori si sapeva, il centrodestra unito, i selfie, i vertici e le foto erano utili per la campagna elettorale. Ora che è finita, e ognuno ha registrato i suoi risultati, la finzione è sparita e i nodi vengono al pettine. I nodi sono diversi, di genere innanzitutto, in un paese politicamente, ma no solo, maschilista. Generazionali successivamente, tra Meloni e Berlusconi corrono 40 anni. Di carriera, Berlusconi a parte andare sulla Luna ha già fatto tutto, batte pure Pippo Baudo.

È chiara la strategia di Giorgia Nazionale, dopo aver visto tutta l’estate il cinguettio da partito unico tra Salvini e Berlusconi, con la Ronzulli come trait d’union, ha subito, post elezioni, agito con il vecchio divide et impera. Si è affiliata, dietro compensi, un Salvini boccheggiante sul piano interno al partito, garantendogli l’argent da poche, per tenere buone le truppe in pericolo di sfaldarsi. Questo ha evidentemente tolto enormi spazi di azione al vecchio Silvio, che si ritrova con spazi di gestione ridottissimi, soprattutto in proporzione al suo ego e al suo Curriculum Vitae. Qui è più un problema personale che di Ronzulli. Il Cognato presidenziale Lollobrigida ha già tracciato la linea deterrente al riottoso alleato, alquanto fregato. O maggioranza compatta o si torna al voto. Sottotitolo, “Caro Silvio se torniamo a votare il tuo tutto sommato lusinghiero 8 per cento te lo puoi scordare”, e noi, il carro vincente ti “pappiamo” il partito.

E qui casca l’asino del ragionamento, che denota infantilismo politico o bluff da neo pokerista. Gli italiani hanno già fatto capire con l’astensione, che sembra non preoccupare nessuno, che non sono stati contenti di votare per le ferie estive, avevano altri problemi da affrontare in autunno che stanno puntualmente arrivando. E voi gli volete rovinare il Natale? Poi c’è un secondo ragionamento. Se ad oggi alla Meloni tremano i polsi per i problemi enormi da affrontare, a febbraio, se tornassimo al voto a Natale, senza finanziaria, in esercizio provvisorio, con una crisi energetica senza pari, con uno spread che punta la luna, cosa tremeranno? Io a quel punto cercherei, se fossi in lei, un altro lavoro, un “Inpiego” alla Fontana, certamente non la carica di Presidente del Golgota di Palazzo Chigi.

Pertanto la strategia della tensione del ritorno al voto è solo un infantile bluff che viene perpetrato ai danni di un povero vecchio statista. Berlusconi dieci anni fa avrebbe riso da Caimano, e li avrebbe azzannati. Solo che Silvio non c’è più, e chi sta con lui lo ha capito ed ognuno sta preparando le personali contromosse. Chi di lecchinaggio al nuovo potere, chi di resistenza, puntando ad uno scenario futuro non del tutto improbabile. Come non era probabile che il PD votasse La Russa. Ma oggi tutto può cambiare alla giornata, in un Paese, ops Nazione, in cui l’opinione pubblica ha la volatilità del rublo alla Borsa di New York.