La riforma della giustizia? Non in nome di Berlusconi

Caro Ministro della Giustizia Carlo Nordio, dobbiamo dirlo con chiarezza e senza esitazioni: non possiamo dedicare una legge a Berlusconi. Questo non è l’atto di una destra liberale, ma piuttosto un gesto che rischia di spaccare ulteriormente il paese. In un momento in cui l’Italia ha bisogno di unità e di guardare al futuro, l’evocazione del nome di Berlusconi – una figura tanto polarizzante – in relazione alla riforma del sistema giudiziario può solo alimentare la divisione.

Inoltre, ogni corrente di pensiero politico che si colloca sulla destra dello scacchiere politico deve ricordare un principio fondamentale del pensiero liberale: il rispetto della legge e dell’ordine democratico. La destra liberale deve essere una forza per la legalità, lontana da qualsiasi percezione di sostegno all’illegalità.

Le critiche che lei, Ministro Nordio, ha espresso verso l’interferenza del potere giudiziario nella processo legislativo potrebbero sembrare valide in un’ottica teorica. Tuttavia, non prendono in considerazione l’importanza di un dibattito aperto e di un sano scambio di idee tra le istituzioni. La separazione dei poteri è fondamentale per la nostra democrazia, ma non può esistere in assenza di un dialogo costruttivo tra gli stessi

Le riforme proposte, come l’abolizione dell’abuso d’ufficio,potrebbero trovare un ampio consenso sia destra che a sinistra ma legare tali riforme all’eredità di Berlusconi rischia di far sì che la riforma , invece di essere valutate nel merito , venga vista come tentativo di vendetta politica o peggio come la solita legge ad personam per favorire i soliti noti

Le preoccupazioni per una possibile “legge Berlusconi” potrebbero riaccendere infatti un conflitto mai sopito dai tempi di Berlusconi ad oggi tra il mondo politico e la magistratura , specialmente considerando che gran parte della maggioranza di destra è convinta che Berlusconi sia stato vittima di “pm politicizzati e di sinistra”. Questo rischia di innescare tensioni all’interno della coalizione di Giorgia Meloni, dove le posizioni di FdI, Lega e FI non sono sempre allineate sul tema della giustizia.
Il ricordo delle battaglie epiche fra Berlusconi e le Procure è un fardello di rancori mai superati, che potrebbe complicare la ricerca di un accordo condiviso sulla giustizia .

Il quadro politico italiano è delicato, e ogni scelta, ogni decisione, ogni parola ha un peso. Non abbiamo bisogno di una “legge Berlusconi”. Abbiamo bisogno di un progetto di riforma nazionale, costruito attraverso un ampio dibattito che con la partecipazione delle diverse anime della giustizia magistrati avvocati funzionari giudiziari individui le migliori soluzioni per consegnare ai cittadini una giustizia veloce e con certezza della pena in un sistema di garanzie realmente garantistw

Non possiamo permettere che la figura di Berlusconi polarizzi ulteriormente la nostra politica. La riforma della giustizia deve essere un progetto che promuova l’unità, non la divisione. È fondamentale che ogni riforma del sistema giudiziario sia guidata da un autentico desiderio di migliorare l’efficienza, l’equità e l’accessibilità del sistema per tutti i cittadini italiani, indipendentemente dal loro orientamento politico o dalle loro opinioni su personaggi come Silvio Berlusconi. Solo un approccio di questo tipo può portare a un sistema giudiziario più forte, più resiliente e più rispettoso dei diritti di tutti i cittadini italiani.