La leggenda dei “poteri forti”: il complottismo che mina i fondamenti della democrazia

di Andrea Molle

Il complottismo è molto più pericoloso di quanto in tanti si ostinino ancora a credere, per superficialità o per convenienza. I fatti di Roma del 9 Ottobre, seguiti a soli due giorni di distanza dai disordini di Milano, dimostrano senza ombra di dubbio che è necessario agire con rapidità e risolutezza per fermare il complottismo, recidendo anche i suoi legami con l’estremismo politico, che sia di destra o di sinistra. Se fino a oggi ci siamo infatti divertiti guardando al complottismo come un pittoresco coacervo di analfabetismo funzionale, ora non è più possibile continuare a ignorarlo, nè consentire alla politica di sfruttarlo, magari involontariamente, per incassare voti.

In questa galassia poliedrica di teorie apparentemente strampalate, gli spin doctor complottisti che operano su piattaforme di comunicazione sicure come signal o telegram reclutano e manipolano abilmente i futuri militanti, il cui profilo demografico non è più circoscritto alla scarsa educazione, a un basso ceto sociale, o a una precisa collocazione politica e ideologica. Il loro successo sta proprio nella capacità di affascinare i cittadini, che si sentono abbandonati dalle istituzioni al proprio destino, offrendo loro l’illusione di potersi trasformare in agenti che combattono i “poteri forti”. È un mondo virtuale, progettato come uno videogioco open world e dal quale, una volta entrati, si esce molto difficilmente. A destra come a sinistra, questo “gioco” affonda le sue radici nella diffidenza verso il governo e le istituzioni internazionali. Alla base del movimento complottista si trova infatti l’idea apparentemente apolitica della presunta esistenza di un complotto, o cospirazione governativa, progettata da una élite mondialista definita come i “poteri forti”, che agirebbe contro i popoli della terra, con l’obiettivo di instaurare un nuovo ordine mondiale dittatoriale. Sembra banale, ma credere nell’esistenza dei “poteri forti” appaga il bisogno psicologico, tipico delle nostre società in trasformazione, di trovare delle risposte semplici a problemi complessi e identificare, sempre e comunque, i veri colpevoli della propria condizione di deprivazione.

Questa sua relativa semplicità permette poi al complottismo di mutare a seconda delle condizioni sociali. In Italia, dove i suoi seguaci sono ormai decine di migliaia, esso è vissuto come un gioco di ruolo modulare che ha la capacità di adattarsi facilmente sia alle sfide poste delle campagne di debunking, sia alle azioni di contrasto messe in atto dalle forze dell’ordine e dalle istituzioni, ma, soprattutto, a soddisfare le esigenze delle persone. Inoltre, esso si comporta come un vero e proprio parassita, vivendo in simbiosi con altri movimenti cosiddetti anti-governativi, come per esempio i NoVax, e mutando per portarli col tempo ad abbracciare l’idea del complotto mondiale. Anche per questo, il complottismo militante si connette sempre più facilmente alla galassia dei movimenti post-fascisti, post-nazisti, post-comunisti o quelli anarchico-insurrezionalisti che rappresentano oggi, in Europa, la minaccia terroristica più attiva. Sembra assurdo pensare che, grazie al complottismo, movimenti di così diversa estrazione politica, dall’estrema destra all’estrema sinistra, fino ad arrivare alle organizzazioni jihadiste, si possano coagulare per il tramite del complottismo. Ma in realtà quanto sta accandendo, non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania e Stati Uniti d’America, è perfettamente spiegabile. Ciò avviene, in primo luogo, perché tutti questi movimenti convergono già su temi economici e sociali di ampio respiro come, ad esempio, la lotta contro il capitalismo e il neoliberismo o l’auspicio di un progresso, o ritorno, verso un’utopistica società collettivistica tradizionale. Esiste anche un certo livello di continuità su temi esoterici di fine ‘800, che come ricordava anni fa Ernesto Galli della Loggia fanno parte di quella che fu la dimensione mistica del nazi-fascismo e del pensiero anarchico. A destra come a sinistra si trovano, ad esempio, gli stessi tropi dell’antisemitismo esoterico come i Protocolli dei Savi di Sion, il millenarismo, e in genere la continua presenza di un complotto pluto-giudaico-massonico. O infine, per tornare ai NoVax, l’idea nata in ambienti umanisti ed ecologisti che i vaccini siano contro natura e che le case farmaceutiche, incarnazione postmoderna del “padrone delle ferriere” di marxiana memoria, siano il male assoluto. Naturalmente, la gran parte dei diversi milioni di persone che nel mondo simpatizzano anche solo idealmente con il complottismo, inclusi i NoVax italiani, non rappresenta una minaccia di tipo eversivo o terroristico, nè è una costola del mondo post-nazifascista o anarchico-insurrezionalista. Tuttavia il pericolo che la sua frangia militante aumenti nel tempo è assolutamente reale. Non sorprende affatto dunque che alcuni movimenti dell’estrema destra storica romana, come Forza Nuova e CasaPound, si siano schierati a supporto dei NoVax e ne abbiano diretto le recenti proteste, ottenendo in cambio un’enorme visibilità. Lo stesso dicasi per diverse etichette anarchico-insurrezionaliste presenti nel nord della penisola. Queste manifestazioni offrono visibilità e una massa critica tale da rendere possibili azioni di stampo violento altrimenti impensabili.

Il rischio per l’Italia è dunque che l’estremismo politico approfitti dell’instabilità sociale e del sistema politico usando il mondo del complottismo come uno spazio di reclutamento, ma soprattutto di normalizzazione e accettazione. Esso rappresenta infatti un grande bacino di potenziali simpatizzanti all’interno del quale cooptare nuovi membri, ma soprattutto utilizzarli come voto di scambio per infiltrarsi, più o meno segretamente, in alcune formazioni politiche ufficiali, così come sembra sia avvenuto nel recente caso della cosiddetta “lobby nera” milanese. Come è stato recentemente sottolineato dall’Osservatorio sul Radicalismo e il Contrasto al Terrorismo (ReaCT) e da diversi rapporti dei servizi di informazione per la sicurezza della Repubblica, oltre ai rischi di ordine pubblico esiste dunque la concreta possibilità che si creino le condizioni ideali per una penetrazione del complottismo nella politica e nel mondo istituzionale, incluso l’apparato militare e le forze dell’ordine.

Per concludere, esiste un rischio di radicalizzazione di massa legato alla facilità con la quale il complottismo si diffonde per contagio nella società. A questo si aggiunge il rischio che in esso si crei la massa critica necessaria all’estremismo per riuscire a inflitrarsi nella politica mainstream e nelle istituzioni. Il problema è dunque quello di trovare un modo per monitorare, prevenire e mitigare, il rischio per la sicurezza nazionale, garantendo al tempo stesso il rispetto dei diritti costituzionali e delle libertà. La semplice censura o la repressione, che si può rendere necessaria nel momento in cui si presentino disordini e atti criminali, non funziona tuttavia come strumento di mitigazione del complottismo nel lungo periodo. Non va infatti dimenticato che il complottismo si basa sull’idea che i “poteri forti” agiscano nell’ombra per controllare la nostra vita. Censurare, reprimere, chiudere, o cancellare finirebbe per essere usato come la prova che tutto ciò che il movimento sostiene è vero, spingendo ancora più persone alla militanza e infine nelle braccia dell’estremismo politico.