Il caso Pandora Papers e la necessità di una tassazione più equa

di Massimiliano Sammarco

L’inchiesta “Pandora Papers” mette in fila operazioni, in alcuni casi al limite della legalità, messe in atto da 14 società internazionali incaricate da clienti facoltosi nel gestire capitali miliardari. Nella maggior parte dei casi l’attività principale è stata creare strutture «offshore» e «trust» in paradisi fiscali come Panama, Dubai, Isole Cayman e in paesi deve la riservatezza mette al riparo da controlli fiscali, come Monaco e Svizzera.

Le carte di cui il consorzio è venuto in possesso sono 12 milioni di documenti, ottenuti da 14 compagnie di servizi finanziari in Paesi come le isole Vergini britanniche, Panama, Belize, Cipro, Emirati Arabi Uniti, Singapore e Svizzera.

In alcuni casi ci sarebbero gli estremi per accuse di corruzione, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale; ma nella maggior parte dei casi, secondo la «Bbc», i documenti dimostrerebbero l’utilizzo di società segrete per acquistare beni — anche in modo legale — di nascosto, nel Regno Unito e altrove.

Sarebbero 95 mila le società offshore dietro questi acquisti, ad evidenziare un fallimento del governo di Londra nel predisporre un registro delle proprietà offshore nonostante gli annunci ; e qui possiamo anche leggere Olanda , Irlanda , Lussemburgo e Malta.

Una citazione a sé anche la Svizzera che continua ad essere il più grande Paradiso Fiscale “autorizzato” nel cuore dell’Europa !

Allora insistiamo : La “nostra” UE deve capire che ci vuole una tassazione equa tra tutti i paesi; quindi una tassazione unica mediata e calcolata tra tutte le aliquote dei paesi della UE, in modo da eliminare definitivamente la concorrenza fiscale sleale tra i paesi della UE e la messa al bando delle pratiche evasive attuate dai Paradisi Fiscali e da i suoi stati europei “protettori”; ci vuole forza , coraggio e decisione ci vuole una UE nuova , forte ed unita !

Ribadiamo che in ogni caso chiaro che poi ogni paese della UE , una volta realizzata questa grande rivoluzione fiscale europea, avrà sempre la propria autonomia per decidere una normativa fiscale conveniente per incentivare gli investimenti stranieri nel proprio paese ; ma sempre nel marco giuridico-tributario deciso e delineato dalla UE ( così come previsto nella nostra riforma tributaria ).

Con la nostra riforma tributaria le nostre imprese non avranno la necessità di andare all’estero per svolgere la loro attività.