La brutta fine dell’ANPI e il vero significato del 25 aprile

Quella che fu l’ANPI, ovvero, come recita il suo stesso Statuto, una delle ‘più grandi associazioni combattentistiche’ del nostro Paese, salta il fosso ed è in preda al delirio ideologico pacifinto, decide di dedicare il prossimo 25 aprile ad un ‘cessate il fuoco ovunque’. Onestà intellettuale vorrebbe che si riconoscesse che se allora si fosse sostenuto un ‘cessate il fuoco ovunque’, non ci sarebbe stata liberazione, non ci sarebbe stato il 25 aprile. Pretendere questo dagli attuali autocertificati eredi della lotta armata per la Liberazione, della resistenza e della guerra contro l’occupazione nazifascista, mi rendo conto che è veramente troppo per chi ne ha sentito parlare, e sparlare, unicamente nelle sedi dei propri partiti (di sinistra), soliti a strumentalizzare la storia e a distorcere la realtà. Certo, a vedere la deriva di un’associazione che dovrebbe rappresentare la memoria storica di coloro che hanno dato la vita per liberare il proprio Paese, combattendo con armi e proiettili, non certo con fiori e caramelle, se non ci fosse non se ne sentirebbe la mancanza.

I veri partigiani ormai estinti si rivoltano nelle proprie tombe nel vedere coloro che si intestano la rappresentanza dell’eredità storica, sciacquandosi continuamente la bocca sui valori della resistenza, sostenere a gran voce sempre e solo le istanze di quei regimi illiberali che i propri antenati hanno combattuto. Ecco quindi che per l’ennesimo anno si strumentalizza una data, una festa nazionale, per i propri scopi politici e che per l’ennesima volta ci si oppone alla presenza in piazza della Brigata Ebraica, che del 25 Aprile, quello vero, e non la carnevalata ‘rossa’ odierna, è stata protagonista. Oggi più che mai la Brigata Ebraica è invisa ai pronipoti dei partigiani che inneggiano ad Hamas. Gli stessi che continuano ad offendere la memoria di coloro che vorrebbero rappresentare, consigliando all’Ucraina come sia ‘meglio la resa che la difesa’. Di fatto rinnegando i valori della resistenza stessa. Di fatto oltraggiando la memoria di coloro che non scelsero la ‘resa’ e diedero la vita per la ‘difesa’.

Ma in questo 2024 si va anche oltre non limitandosi a strumentalizzare una celebrazione che dovrebbe essere di tutti gli italiani ma facendone occasione di opposizione politica partitica facendo diventare il palco del 25 aprile momento per manifestare il proprio dissenso dalle politiche del governo in carica (certamente i motivi abbondano) e per sventolare, per l’ennesima volta, il fantasma di derive antidemocratiche nel nostro Paese. Salvo sostenere, sempre e comunque, i regimi antidemocratici in giro per il mondo. Il triste epilogo di una data, una festa, una ricorrenza che dovrebbe essere simbolo di unità nazionale, ma che, sempre più, prende le sembianze di una pagliacciata in salsa rossa. Purtroppo fino a che non si fa del 25 Aprile l’occasione di una profonda rilettura storica e culturale saremo sempre in questa palude ideologica, sempre più miope, confacente alla sopravvivenza del partito unico populista sovranista illiberale destro sinistro.

Ai post fascisti si chiede e giustamente il taglio del cordone ombelicale con il vecchio regime ma ai post comunisti che a suo tempo inneggiavano: ‘il compagno Tito ce lo ha insegnato, ammazzare un fascista non è reato’, non viene fatta richiesta alcuna, nessuno prova il benché minimo imbarazzo, continuando imperterriti in quella guerra civile, certamente ormai soft, ma fondamentale per mantenere viva la retorica antifascista. L’antifascismo comunista, perché di questo si tratta senza ipocrisia, si serve degli stessi strumenti del fascismo: censura, modifica del linguaggio, riscrittura della storia, isolamento sociale e lavorativo del ‘fascista’ e, ultima ma non rara, anche la violenza fisica. Usa esattamente gli stessi metodi del fascismo, ma con l’inganno di far del bene.

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Eppure oggi in pieno scontro tra Liberalismo e Illiberalismo la vera libertà non prevede niente di tutto ciò. La libertà è una questione di mezzi, non di fini. Sei libero quando nessuno, per nessun motivo, può censurarti, può allontanarti dal consesso civile, può picchiarti, torturarti, ucciderti impunemente. Il liberalismo rifiuta la censura, rifiuta l’ingegneria del linguaggio in nome di un ideale, rifiuta ogni imposizione. L’antifascismo dei liberali parte da un vero amore per la libertà; l’antifascismo comunista è solo lotta contro un concorrente che si serve degli stessi mezzi illegittimi e vili.

L’Europa, la nuova Europa non può non fondarsi su questo principio elementare ma fondamentale, se vuole essere, nel contesto globale, simbolo e realtà nella contrapposizione ad ogni totalitarismo politico o religioso, di qualunque colore o bandiera. La lotta al populismo sovranismo passa inesorabilmente da qui. La quotidianità però ci parla di altro e tutto ciò è così lontano dal dibattito politico anche quando guardiamo alle prossime elezioni europee, alle liste di scopo e via discorrendo.

Il 25 Aprile è in genere il giorno in cui si ricorda anche le stragi naziste/nazifasciste piccole o grandi di cui è ‘piastrellato’ il nostro Paese, ma questo giorno deve essere sempre più simbolo non solo della memoria che va sempre tenuta viva e tramandata ma del presente e quindi del futuro e per questo che 25 Aprile deve essere un tutt’uno con il 24 Febbraio del 2022: invasione dell’Ucraina e il 7 Ottobre 2023 attacco di Hamas ad Israele: date in cui il totalitarismo ha sferrato l’attacco alla libertà, alla democrazia, allo stato di diritto, cioè alla civiltà, al progresso umano. Ora e sempre resistenza! Così ha ancora senso.