Riconciliazione con la storia: il 25 aprile deve essere patriottico

Riconciliazione: ecco la parola magica che si invoca verso coloro, con presidente Meloni in testa, che affondano le proprie radici storico-politiche nel fascismo, affinché taglino quel cordone ombelicale. Però non ci può essere vera riconciliazione se non c’è una rilettura storica laica, distaccata, sgombra da ogni traccia di ideologia.

Il 25 Aprile dovrebbe essere il giorno della riconciliazione, frutto della rilettura di quella fase storica per comprendere, non giustificare, quali idee tossiche hanno condotto al peggior tracollo che la civiltà occidentale abbia mai vissuto. La storia ha decretato vincitori e vinti. I vinti, citando Gian Paolo Pansa, non dimenticano, e ai vincitori non è mai stato chiesto niente riguardo a tante vicende altrettanto orribili, e si continua a non chiedere agli eredi dei vincitori nessun taglio ombelicale.

Che dire della mattanza messa in atto dai partigiani comunisti dal 25 Aprile del ’45 fino a tutto il ’47, dove migliaia di persone che non si erano mai macchiate di nessun crimine, solo perché iscritte al partito fascista, sono state uccise o scomparse nel nulla? Che dire delle migliaia di persone istriane che, in quanto democratiche, non hanno voluto sottostare alla dittatura di Tito, abbandonarono case e averi rifugiandosi dentro i confini italici e, in nome di questo gesto, bollati e quindi umiliate come fascisti? Che dire delle stragi di partigiani non comunisti messe in atto dai partigiani comunisti? Questo non significa dimenticare le Fosse Ardeatine, Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, tanto per citarne alcune. Come non significa dimenticare, in tempi più recenti, le stragi dell’Italicus, di piazza Fontana, di Brescia, di Bologna.

Mentre con il terrorismo marxista-leninista delle BR e compagnia è stato fatto il conto, uguale non è stato per quel pezzo di storia che ha riguardato il PCI e che, non va dimenticato mai, se nel ’48 non avesse vinto De Gasperi, l’Italia sarebbe ripiombata in una seconda guerra civile, di cui la prima vittima sarebbe stato proprio Togliatti, in base al volere di Stalin. Il PCI era un partito culturalmente strutturato di stampo stalinista, e che dopo la sconfitta del ’48 è stato costretto a percorrere la strada della democratizzazione, e che tanti comunisti italiani in odor di manette, fatti rifugiare da Togliatti nella Jugoslavia di Tito, finirono anche essi nelle Foibe dopo la rottura con Stalin.

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Rileggere la storia di quell’epoca, cosa è stata veramente la Resistenza con le sue luci e ombre, i danni provocati dalla retorica antifascista che ha significato sempre più raccogliere indebitamente un’eredità passata per avere una “patente di bontà” e accusare di essere fascista chiunque abbia idee differenti. Un totalitarismo ideologico identico a quello che si è tentato di combattere.

Sarebbe fondamentale inquadrare la Resistenza come un movimento patriottico e non politico per ridare un vero senso al 25 Aprile come giornata di festa per la libertà e non per ricordare che ci sono stati vincitori e vinti. Riconciliazione non solo dei vinti, ma anche dei vincitori che oggi sono con Hamas e Putin, che tollerano regimi totalitari feroci e sanguinari come quello iraniano, della Corea del Nord, della Cina, che odiano profondamente gli Stati Uniti d’America e Israele.

25 Aprile, 24 Febbraio 2022, 7 Ottobre 2023, una unica celebrazione in nome della democrazia e libertà. Uomini come Giacomo Matteotti e Piero Calamandrei vorrebbero questo.