Insultare gli ebrei non è reato, lo dice un giudice a Milano

Proprio ieri in Israele si celebrava lo Iom Ashoah, il Giorno della Memoria dedicato a ricordare l’Olocausto del popolo ebraico durante il nazifascismo. Sì, proprio quella tragedia dell’umanità che nacque con una progressiva e odiosa discriminazione, con un “io sì, tu no!” e che si concluse con Auschwitz e i forni crematori.

Ecco, proprio in quel giorno così importante, a Milano, in un ufficio del Tribunale, un anonimo Giudice ha pensato bene di contribuire alle celebrazioni attraverso una sentenza che ha l’amaro sapore della legittimazione e della giustificazione dell’antisemitismo. In particolare, tale giudice ha stabilito – con riferimento a fatti avvenuti nel 2018 – che fischiare la Brigata Ebraica o mimare gesti violenti nei loro confronti non è reato. Più specificatamente, non è base per la contestazione dell’aggravante dell’odio razziale. E, poiché ogni 25 Aprile la Brigata Ebraica viene contestata a suon di fischi da parte di qualche imbecille proveniente dal mondo di estrema sinistra, da oggi per colpa di quella sentenza negazionista ciò può e potrà avvenire impunemente.

Bisogna che ci mettiamo l’anima in pace: Ipse dixit! Offendere, in virtù del loro essere ebrei, alcuni eroi italiani che contribuirono alla liberazione del paese dal nazifascismo non è reato. Poco importa se furono proprio gli ebrei a pagare il tributo di sangue più alto nella lotta contro il nazifascismo, perché tanto da oggi è permesso offenderli, minacciarli e dileggiarli. In fondo anche loro, come i loro nonni durante il ventennio, hanno evidentemente qualcosa da dover scontare. Se allora inquinavano la razza ariana, oggi debbono farsi carico della “politica dello Stato di Israele”, odierno salvacondotto per ogni forma di moderno antisemitismo. Perciò qualcuno potrà sempre permettersi di mimare fucilazioni, sgozzamenti gridando insulti vari perchè quei gesti “non erano minacce, ma mimavano le azioni militari in Israele”, come recita la sentenza milanese.

Ma siamo sicuri che tutto questo sia normale? Nella equiparazione ebrei (italiani) = Israele c’è tutto il pregiudizio ideologico-razziale che fa da sfondo all’antisemitismo che alligna malvagio da sempre nelle nostre società e che – come fa da tempo notare l’IHRA – oggi si coniuga e si maschera con l’ostilità verso lo Stato di Israele, in quell’obbrobrio concettuale noto con il nome di antisionismo. Quell’equiparazione è un cortocircuito logico che passa quasi inosservato, tanto è divenuto pervasivo e al tempo stesso inquietante. E se tutto questo avviene in frange di tifo politico fortemente ideologizzato, la battaglia è tutta politica.

Ma quando il pregiudizio antisemita viene avallato da un giudice (cui andrebbe chiesto che cosa c’entrano gli ebrei italiani – visto che i componenti della Brigata Ebraica sono cittadini italiani – con la politica israeliana) la cosa si fa molto più grave. Perché se dietro quell’equiparazione ci sta – come è evidente che ci sta – il pregiudizio razziale, l’aggravante prevista dalla Legge Mancino è palese. E allora, nel caso in questione, il nostro anonimo giudice milanese non solo ha emanato una sentenza giuridicamente folle, ma ha fatto anche di peggio, ha sdoganato il razzismo contro gli ebrei anche oggi, nel 2022, giustificando l’ingiustificabile e scusando l’inescusabile, proprio come accade nella Germania nazista e nell’Italia fascista. E grazie a questo tanto anonimo quanto dannoso giudice milanese, anche coloro che in questo 25 Aprile 2022 a Milano, fra Porta Venezia e Via San Damiano, hanno fischiato e insultato la Brigata Ebraica, potranno dormire sonni tranquilli perché tanto “la colpa è di Israele” e i fischi erano fischi antisionisti.