I missili di Putin uccidono la giornalista Vera Girich durante il vertice Guterres-Zelensky

“La sua piccola Hyunday grigia è parcheggiata sotto casa con i finestrini in frantumi, tre rose rosse in bilico, il frastuono del martello pneumatico e della pala meccanica… Il suo corpo giaceva tra le macerie, è rimasto lì sotto tutta la notte prima che la trovassero”. E’ così che l’inviato di Repubblica racconta che a morire sotto le bombe di Putin, stavolta, è toccato a Vera Girich, 55 anni, giornalista e producer di Radio Svoboda (Libertà). Abitava in un appartamento al secondo piano di un grattacielo di 25: i primi tre se li è divorati uno dei missili ad alta precisione che il Cremlino ha rivendicato di avere inflitto alla capitale ucraina giovedì sera.

Vera non era una prima firma, ma “sostanza ed esperienza”, raccontano i colleghi, aggiungendo: odiava Putin”. E lui, alla fine, l’ha uccisa.

Una persona “brillante e gentile, una vera professionista”, ripetono i giornalisti di Radio Svoboda. Ed era stato proprio il team investigativo della testata a fare due scoop internazionali nelle scorse settimane: scoprire la vera identità della coppia russa che se la rideva degli stupri delle donne ucraine – quella con la moglie che autorizzava il marito soldato a violentarle a patto di non raccontarle nulla e di usare il preservativo, per intenderci – dimostrando che l’intercettazione resa pubblica dai servizi di Kiev non era propaganda ma drammatica realtà. E aveva parlato con la madre di un marinaio di leva imbarcato sul Moskva, al quale il figlio ha raccontato una realtà ben diversa da quella del Cremlino sull’affondamento della nave ammiraglia.

Con la morte di Vera salgono a 23 i giornalisti uccisi in Ucraina dopo l’invasione russa.

Il missile che l’ha uccisa è uno dei due che hanno colpito ieri il quartiere semicentrale di Kiev Shevchenkivsky, al termine dell’incontro tra il segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, e il presidente Volodymyr Zelensky. Discutevano di una tregua umanitaria, i missili hanno ricordato il punto di vista russo e il rispetto per la missione dello stesso Guterres, che
il giorno primo era a Mosca seduto sul lungo tavolo italiano con il presidente Putin.

L’aspetto simbolico dell’attacco è evidente. I russi hanno colpito quando ancora non era scattato il coprifuoco, e proprio durante la conferenza stampa di Guterres. Ma l’obiettivo diretto non erano naturalmente Guterres né Vera Girich, sebbene per il Cremlino Radio Svoboda sia una spina conficcata in un dito: era la fabbrica Artem, adiacente al palazzo in cui viveva Vera. È una vecchia fabbrica militare di epoca sovietica che secondo gli ucraini si era riconvertita al civile. Un tempo costruiva missili, ora gli ucraini dicono si fosse riconvertita con gli elettrodomestici ma sono informazioni che non hanno valore: in tempo di guerra è segreto militare cosa producano le fabbriche.

Il presidente Zelensky ha dichiarato che i bombardamenti russi su Kiev alla presenza di Guterres volevano “umiliare l’Onu”.