Il vicolo cieco di Netanyahu, solo contro tutti

Benjamin Netanyahu ha iniziato l’invasione di Gaza. Sostiene che solo l’entrata dell’esercito a Gaza City può liberare gli ostaggi. La società civile israeliana è molto scettica, e se donne, uomini e bambini non tornano a casa verrà linciato dall’opinione pubblica, a parte il gruppo irriducibile di ultraortodossi di origine russa che hanno fomentato la crescita delle colonie in territori misti o appartenenti alla Cisgiordania.

Sarebbe incredibile che Netanyahu da ormai quasi vent’anni al potere, a fasi alterne, possa succedere a se stesso. Comunque vada questo modello politico e sociale israeliano è fuori dalla Storia, e ha perso tutte le capacità di essere credibile nell’opinione pubblica internazionale. Se perfino Hamas, dopo i terribili fatti di sangue del 7 ottobre, trova sostenitori addirittura nell’Ivy league americana, vuol dire che Israele ha perso la prima guerra dei tempi moderni, che è quella della comunicazione. Al di là di hacker e fake news, Israele è diventata non più friendly nell’opinione pubblica occidentale, in quella orientale è odiata.

La chiusura ideologica della élite al potere in Israele ha deteriorato i rapporti di fraternità ed empatia che nei primi anni 90 circondava Israele ai tempi degli accordi di Camp David. Pure i terroristi islamici, gli Hezbollah sciiti, godono di entrature nei media occidentali, e riescono, seppur con ideologia e visioni monolaterali della storia, a fare breccia in Europa ed America. Israele ha solo il conforto peloso di alcune élite occidentali, ed i distinguo all’Onu ne sono prova e conferma.

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Oggi l’opzione di due Popoli in due Stati, appare utopica, non solo per l’incapacità di dialogo delle due parti che non si riconoscono, avendo Israele minato la credibilità dell’Autorità Palestinese, ma per l’assoluta mancanza di un’autorevole arbitro internazionale. L’America non è più il guardiano del mondo libero come era stato fino a vent’anni fa, e l’Europa, non essendo una potenza politico militare, ma solo mercantile, non ha strumenti ed autorevolezza.

Solo una diversa leadership israeliana, con una nuova visione sociale e politica, può essere capace, con investimenti e lungimiranza, di costruire faticosamente una pace possibile, anche in alleanza con investimenti arabi, ovviamente sunniti, per rendere possibile uno sviluppo economico della Cisgiordania. Senza sviluppo c’è solo schiavitù, odio e terrorismo.